Page 143 - Keplero. Una biografia scientifica
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infatti, arriverebbero infiniti stimoli, ciascuno dei quali sarebbe

                prodotto da un oggetto reale diverso.

                   Quanto al secondo problema, ovvero quale sia esattamente la

                parte recettiva dell’occhio che traduce gli impulsi esterni in un

                messaggio  per  il  cervello,  si  era  fatta  strada  nei  secoli  la
                convinzione che essa coincidesse con il cristallino. Ai tempi di

                Keplero questa è la posizione difesa da Giovanni Battista Della

                Porta, ma l’idea era radicata nei secoli, poiché era già presente

                nell’opera  di  Alhazen.  Tra  coloro  che  erano  convinti  che  le

                immagini  fossero  colte  dal  cristallino  si  può  ricordare  anche

                Andrea  Vesalio,  che  nel  1543  aveva  pubblicato  il  trattato  De

                humani corporis fabrica.

                   Tra i contemporanei di Keplero, gli stessi esperti di anatomia

                non hanno le idee chiare. Anche i due studiosi che permettono a

                Keplero  di  approfondire  le  conoscenze  sulla  fisiologia

                dell’occhio hanno opinioni tra loro contrastanti. Così, mentre il
                suo caro amico Johannes Jessen è ancora legato alla teoria del

                cristallino, Felix Platter lancia un’ipotesi innovativa, secondo la

                quale l’immagine è percepita dalla retina. Lo studioso si basa su

                un’osservazione  assai  semplice:  la  retina,  a  differenza  del

                cristallino, è fisicamente collegata al nervo ottico.

                   Platter è un anatomista e non si preoccupa delle conseguenze

                «filosofiche»  della  propria  affermazione.  Il  problema  consiste

                nel  fatto  che,  come  si  dimostra  geometricamente,  sulla  retina

                l’immagine arriva rovesciata e capovolta, mentre appare ovvio

                che  noi  percepiamo  una  realtà  diritta.  Keplero,  al  quale

                l’osservazione di Platter toglie ogni dubbio sulla funzione della
                retina nella ricezione dell’immagine, è effettivamente perplesso,

                tanto da chiedersi se i raggi non si incrocino una seconda volta
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