Page 144 - Keplero. Una biografia scientifica
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prima di arrivare alla retina, in modo da permettere un
raddrizzamento dell’immagine. Alla fine conclude che non deve
risultare impossibile al cervello stesso raddrizzare l’immagine
ricevuta capovolta. È quindi in grado di elaborare la cosiddetta
«teoria dell’immagine retinica», che in seguito costituisce una
solida base per l’ottica fisiologica moderna.
In una lettera a Maestlin del dicembre 1601 Keplero, dopo aver
sostenuto che la corretta comprensione delle osservazioni
astronomiche è subordinata alla comprensione del meccanismo
della visione, osserva che anche l’occhio possiede una sottile
apertura, la pupilla, e che pertanto, nell’osservazione delle
eclissi, è soggetto agli stessi «errori» che si producono nel
passaggio attraverso una fenditura. È questo un primo passo di
Keplero verso la costruzione, sulle orme di Leonardo e Della
Porta, di una perfetta analogia tra l’occhio e la camera oscura.
Keplero si addentra nei minimi dettagli, perché ogni singola
parte gli è necessaria per spiegare i vari momenti del
meccanismo della visione. Non si reputa un’autorità in campo
anatomico, e si rivolge ai risultati raggiunti appunto da Felix
Platter e Johannes Jessen. A fianco dei propri schemi geometrici,
per esempio, Keplero aggiunge una magnifica tavola tratta dal
De corporis humani structura et usu, pubblicato da Platter nel
1583. Dallo studio delle opere di anatomia, lo scienziato riceve
molti nuovi spunti. Così, si rende conto che l’umore cristallino,
che veniva solitamente descritto come piatto nel retro, ha una
evidente forma tondeggiante. Keplero è finalmente pronto per
passare dall’anatomia dell’occhio a un’analisi geometrica del
meccanismo della visione.
Si immagini una sorgente puntiforme: essa emana raggi in