Page 137 - Keplero. Una biografia scientifica
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primi tentativi, non riusciti, di fornire una spiegazione
dell’immagine che si ricostruisce rovesciata sullo schermo, dopo
che la luce ha attraversato una sottile apertura. La soluzione
individuata da Keplero riprende un metodo ideato da Albrecht
Dürer per la teoria delle ombre, e illustrato da quest’ultimo nel
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trattato L’insegnamento della misurazione , del 1525. Qui Dürer
considerava un libro, che stava a simboleggiare la sorgente
luminosa, e da questo faceva partire dei fili che rappresentavano
i raggi luminosi, osservando su una sorta di telaio/schermo la
figura che si veniva a formare a distanze e inclinazioni diverse.
In maniera analoga, Keplero riesce a dimostrare il meccanismo
che permette, se la fessura è sufficientemente piccola, di
ammirare un’immagine sul retro di una camera oscura, anche se
capovolta. Una volta compreso il modo in cui si formano le
immagini nella camera oscura, Keplero si dedica a specificare la
differenza tra «immagini» e «pitture». È questo un punto molto
interessante, soprattutto per le conseguenze a cui porterà.
Torniamo per un momento ai nostri giorni e consideriamo
l’immagine di una diapositiva che viene proiettata su uno
schermo. Esisterà solo un certo punto della stanza in cui essa
apparirà chiaramente, tanto che, per evitare di portare avanti e
indietro lo schermo, solitamente si modifica l’assetto ottico del
proiettore. Se invece si osserva l’immagine di un libro in uno
specchio, si può variare a piacere la distanza tra lo specchio e il
volume, ma il libro appare sempre in maniera nitida. In epoca
moderna, come si sarebbe fatto anche prima di Keplero, si parla
in entrambi i casi di immagine. Le due situazioni, prima di
Keplero, erano considerate equivalenti, poiché non si erano
ancora compresi i differenti meccanismi sottostanti, mentre a