Page 134 - Keplero. Una biografia scientifica
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secondo i dati raccolti durante le eclissi. Queste pagine si
trovano tra i manoscritti conservati a Pulkovo sotto il nome di
Hipparchus, in omaggio al greco Ipparco che, già nell’Antichità,
aveva scritto un’opera su questo tema.
Contemporaneamente, Keplero intraprese lo studio delle due
opere allora più note e accreditate di ottica: quella dell’arabo
Alhazen, risalente all’inizio dell’XI secolo, e quella, risalente al
1270, del polacco Vitellio, che per primo aveva introdotto in
Occidente le idee di Alhazen. Questi due lavori erano stati dati
alle stampe da Friedrich Risner, il quale li aveva tradotti in
latino e pubblicati a Basilea nel 1572, in una edizione che
riuniva entrambi i testi. Alhazen e Vitellio avevano influenzato
attraverso i secoli un folto numero di studiosi occidentali, tra cui
lo stesso Risner, i quali venivano indicati con il nome di
«prospettivisti».
Il primo libro che Keplero dedica all’ottica è concepito quasi
come una replica a queste opere, come risulta chiaro sin dal
titolo, Ad Vitellionem paralipomena, quibus astronomiae pars
optica traditur, ossia Appendici a Vitellio, con cui si presenta la
parte ottica dell’astronomia.
L’ Optica, luce e visione
Quando Keplero si accosta ai problemi di ottica, non si parla
ancora di telescopi o cannocchiali. La ragione per cui un
astronomo si avvicina a tale disciplina è semplicemente quella di
migliorare l’attendibilità dei dati presi a occhio nudo, e di
comprendere, attraverso una migliore conoscenza dei fenomeni
legati alla propagazione della luce e alla stessa visione, se vi siano
dei fattori di correzione da apportare alle misure. Keplero