Page 125 - Keplero. Una biografia scientifica
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magneti; lungo l’orbita si alternano momenti in cui Sole e
pianeta si attraggono, ad altri in cui essi si respingono, a seconda
di come sono reciprocamente orientati i rispettivi poli
magnetici. Nell’ipotesi di Keplero, in ciascun punto l’intensità
della librazione sarà dell’ordine di sen γ, dove γ è l’anomalia
coequata (figura 3.13). Questo angolo, compreso tra la linea
degli apsidi e il raggio vettore tra Sole e pianeta, risulta molto
più attraente per la fisica kepleriana, perché ha vertice nel Sole.
Ma come si collegano i singoli seni degli angoli «fisicamente
rilevanti» con l’equazione che descrive l’orbita, espressa in
funzione del coseno di un angolo «geometrico»? Keplero vuole
dimostrare che la somma di tutti i singoli contributi puntuali dà
come risultato complessivo il «senoverso», ovvero 1-coseno.
Oggi è noto che l’integrale di senγ è proprio del tipo 1-cosγ, ma
i risultati che leggiamo nell’Astronomia nova sono solo
approssimati: ancora una volta, a causa di una matematica
insufficientemente sviluppata, Keplero è costretto a considerare
una semplice somma discreta al posto di un integrale.
Tra l’altro, in questo modo si ottiene una equazione
formalmente corretta, ma con l’anomalia coequata al posto di
quella eccentrica, cioè in funzione di un angolo leggermente
diverso da quello corretto. Keplero si dichiara soddisfatto di
questo risultato «quasi preciso», e imputa l’errore al fatto che, a
diverse distanze dal Sole, i differenti gradi di intensità di
librazione dovrebbero pesare in maniera diversa, avendo
intervalli di tempo differenti nei quali agire. Il vero problema,
piuttosto che la minima differenza tra i due angoli, sembra
essere il fatto che l’«asse magnetico» dei pianeti dovrebbe
rimanere costantemente orientato rispetto al Sole, fatto già