Page 127 - Keplero. Una biografia scientifica
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gioco. Egli prova allora a riesaminare tutto un’ennesima volta,

                riprendendo  la  riflessione  sul  significato  geometrico

                dell’equazione  in  b.  Non  avendo  ancora  riconosciuto  in  essa

                l’equazione  di  un’ellisse,  Keplero  decide  innanzitutto  di

                eliminare  ogni  ambiguità  sulla  definizione  di  b,  ambiguità
                venutasi  a  creare  da  quando  l’orbita  non  è  più  circolare.  In

                un’orbita  circolare,  con  b  anomalia  eccentrica  si  possono

                indicare  in  modo  equivalente  l’angolo  al  centro,  riferito  a  un

                certo tratto di orbita, o il tratto stesso, poiché le due grandezze

                sono tra loro corrispondenti.

                   Nel caso di un’orbita ovale possiamo invece distinguere: 1) un

                primo  angolo  al  centro,  compreso  tra  la  linea  degli  apsidi  e  il

                pianeta; 2) il tratto di orbita effettivamente percorso dal pianeta;

                3)  un  secondo  angolo  al  centro,  compreso  tra  la  linea  degli

                apsidi e la proiezione del pianeta sul cerchio ausiliario, e, infine;

                4) l’arco di circonferenza corrispondente a quest’ultimo angolo.
                Il  problema  cruciale  diviene  allora  quello  di  chiarire  a  quale

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                parametro si faccia riferimento .
                   In  un  primo  tempo,  Keplero  prova  a  definire  l’anomalia

                eccentrica come l’angolo con vertice al centro, compreso tra la

                linea  degli  apsidi  e  il  pianeta.  Questa  scelta  implica  che

                l’equazione  r  =  1  +  e  cosb  descriva  un’orbita  non  proprio

                simmetrica,  che  Keplero  battezza  «via  paffuta»,  in  latino

                buccosa    100 .  Una  tale  orbita  è  però  smentita  dalle  osservazioni

                sperimentali, che evidenziano al contrario un’orbita simmetrica.

                   Keplero  abbandona  perciò  questa  strada,  ma  riparte  ancora

                una  volta  dalle  misure  sperimentali.  Ricostruisce  il  cerchio

                ausiliario  esterno  e  l’ellisse  approssimata  interna,  osservando

                che i dati si pongono precisamente nel mezzo tra le due curve
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