Page 62 - Keplero. Il cosmo come armonia di movimenti
P. 62
invece Galileo a chiedere l’appoggio di Keplero.
Impegnati nella stessa rivoluzione, in quei dodici anni i due scienziati lavorano a
testa bassa, in maniera indipendente, ma come in parallelo. Nel 1604 sono entrambi
presi dall’analisi di movimenti con velocità non costanti, Keplero a studiare i pianeti e
Galilei il moto di caduta dei gravi, l’uno e l’altro ostacolati da una fisica e da una
matematica ancora acerbe, dove lo stesso concetto di velocità è in costruzione. In
seguito li troviamo entrambi a scrutare la Luna, quasi a chiedersi se sia davvero così
differente dalla Terra.
Infine nel 1610 a Keplero, ora Matematico imperiale, arriva la notizia della
pubblicazione da parte di Galilei del Sidereus nuncius, il libro che contiene le prime
osservazioni astronomiche compiute con un cannocchiale e, pochi giorni più tardi, una
lettera in cui proprio Galilei lo prega di dare pubblico sostegno all’opera. Keplero
divora il libro e, in soli dieci giorni, compone la Discussione col Sidereus nuncius e la
Relazione sui quattro satelliti di Giove, una lunga lettera di commento che viene subito
ristampata in mezza Europa, anche nella Firenze di Galilei.
Nell’introduzione scrive che Galilei non si è certo meritato la sua adulazione, non
avendo mai soddisfatto le sue richieste. Eppure, aggiunge, proprio per questo è ancora
più credibile il suo appoggio alle nuove stupefacenti rivelazioni di Galilei. E ancora,
commenta, è ben contento di essere stato trascurato da Galilei se quel tempo gli è
servito per compiere scoperte di tale portata.
Il Nuncius mostra la superficie della Luna ricca di monti e depressioni, rivela
l’esistenza di quattro lune di Giove, distingue miriadi di stelle all’interno della via
Lattea. Ma, al di là delle singole osservazioni, agli occhi di Keplero un inestimabile
pregio del Nuncius è quello di squarciare quel confine apparentemente invalicabile tra
il mondo celeste e quello terrestre. Due mondi che nel sistema filosofico e scientifico
aristotelico erano sempre stati incommensurabili: perfetto, eterno e incorruttibile quello
celeste, corretto e in divenire quello, come si diceva all’epoca, sublunare, ovvero
contenuto all’interno dell’orbita della Luna. Mentre una delle innovazioni di Keplero è
quella di immaginare una fisica che valga sulla Terra quanto nei cieli. Ecco che Keplero
commenta:
“SI DOVREBBERO ORA FORGIARE NAVI E VELIERI ADATTI PER I CIELI. CI
SARÀ POI GENTE CHE NON INDIETREGGERÀ DAVANTI ALLA VASTITÀ
1
DELLO SPAZIO. ”
Così invece Galilei ringrazia Keplero, per essersi sbilanciato a suo favore ancor prima
di aver potuto verificare con i suoi occhi le novità descritte nel 1610: «In primo luogo
vi ringrazio, mio caro Keplero, per essere stato il primo e quasi il solo […] che aveste
piena e completa fiducia nelle mie affermazioni».
Già, perché Keplero non è ancora riuscito a venire in possesso di uno strumento,
nonostante pressanti richieste anche a Galilei, che ancora una volta non gli è d’aiuto.
Ottenutone uno in prestito da altri amici, può finalmente dedicare alcune sere
all’osservazione, e immediatamente scrive a sostegno del valore scientifico delle
osservazioni galileiane, da alcuni messe in dubbio perché realizzate con delle protesi,