Page 58 - Keplero. Il cosmo come armonia di movimenti
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delle sue tre leggi, secondo alcuni per ridimensionare l’importanza della dinamica
introdotta da Newton, di cui era acerrimo rivale. Leibniz descrive Keplero come un
uomo incomparabile, a cui il fato ha concesso di essere il primo tra i mortali a
pubblicare le leggi dei cieli, la verità delle cose e i principī degli dei.
Anche Voltaire nel 1738 riprende queste idee definendo Keplero «il
legislatore dell’astronomia».
Nella Storia dell’Astronomia del matematico e astronomo francese del Settecento Jean
Sylvain Bailly, Keplero è annoverato tra i più grandi uomini mai vissuti sulla faccia
della Terra, per come abbia saputo modificare le idee da cui è partito ed enunciare
verità che avranno influenza nei secoli a venire. Egli sottolinea che, se Newton ha
realizzato una vera e propria rivoluzione nella scienza, lo ha fatto anche grazie al lavoro
compiuto prima per lui, ad esempio proprio da Keplero. L’astronomo tedesco, scrive
Bailly, era stato il primo a disfarsi di tutti gli epicicli che invece perfino Copernico
aveva mantenuto, pur di arrivare alle sue leggi dell’orbita ellittica e del moto con la
legge delle aree. È Keplero, ai suoi occhi, il vero fondatore dell’astronomia moderna.
Pochi decenni più tardi l’illuminismo si diffonde in Europa e anche il giudizio su
Keplero si modifica. Si continua a riconoscere il valore scientifico delle sue leggi,
come avviene nel Sunto dell’astronomia scritto da Joseph-Jérôme Lalande del 1774,
dove le tre leggi per la prima volta sono enumerate nell’ordine in cui ancora oggi le
conosciamo.
Ma le opere di Keplero, fortemente intrise di filosofia, vengono giudicate
diversamente. Un giudizio molto severo è quello espresso dallo scienziato francese
Pierre-Simon de Laplace, che critica le «speculazioni chimeriche» che avevano guidato
Keplero nella sua ricerca. Dover constatare che Keplero fosse guidato da un’idea di
armonia del mondo è, a suo parere, «doloroso».
Non tutti condividono il parere di Laplace. Ad esempio per il letterato e filosofo
Novalis, uno dei primi rappresentanti del romanticismo tedesco, Keplero diviene il
simbolo di chi non si vuole sottomettere a un meccanicismo scientifico. E Johann
Wolfgang von Goethe elogia il modo in cui Keplero era riuscito a matematizzare la
natura, riuscendo tuttavia a non rimanere imprigionato dai limiti della matematica a lui
contemporanea, bensì integrandola con un linguaggio meno specifico quando intendeva
superarne le lacune.
L’atteggiamento che più si diffonde, tuttavia, è quello di estrarre le tre leggi
astronomiche dai testi che le contengono, trascurando il contesto culturale che le ha
prodotte. Le tre leggi si inseriscono perfettamente all’interno della meccanica
newtoniana e non sembra importante ricostruire il percorso che ha condotto Keplero
alla loro scoperta, se a questo oggi non riconosciamo un valore scientifico. Così le
leggi di Keplero si trovano praticamente in tutti i manuali di fisica, mentre ancora alla
fine del Novecento esistono pochissime traduzioni, spesso comunque parziali, dei libri
di Keplero.
Un nuovo cambio di direzione si ha però a partire dal 1858, quando in Germania, ad
opera di Christian Frisch, si avvia l’edizione dell’opera omnia dell’astronomo tedesco.