Page 56 - Keplero. Il cosmo come armonia di movimenti
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LA FORTUNA E GLI INFLUSSI













              eplero riveste un ruolo fondamentale nella transizione verso la scienza moderna.
        K Brillante studente di teologia prima, poi libero scrutatore del cielo, si trova come

        schiacciato  tra  due  epoche.  Capace  di  grandi  rivoluzioni,  Keplero  trova  la  sua
        ispirazione e la sua determinazione nella cultura classica in cui si è formato. Le sue
        opere  sono  perciò  complicate  da  leggere,  sia  per  chi  è  più  ancorato  alla  tradizione,
        perché esse mostrano una completa libertà da alcuni vincoli secolari, sia per chi è più
        aperto  alla  modernità,  perché  esse  sembrano  impaludate  in  una  metafisica  da  cui  la
        scienza moderna vuole rendersi autonoma. Se pensiamo ai contributi che ha saputo dare
        all’astronomia copernicana, potremmo aspettarci una stima incondizionata da parte dei

        colleghi che condividono le sue idee.
             Ma anche gli scienziati meno reazionari faticano ad accettare alcune delle novità
        introdotte  da  Keplero,  prima  tra  tutte  l’interazione,  per  Keplero  imprescindibile,  tra
        fisica ed astronomia. Per questo motivo Johannes Praetorious, al secolo Johann Richter,
        professore di matematica e astronomia, e Michael Maestlin, insegnante di astronomia e
        amico  di  Keplero,  si  esprimono  in  maniera  molto  critica  a  proposito  del  Mistero

        cosmografico.  In  particolare,  Praetorius  ritiene  che  il  compito  dell’astronomo  debba
        essere quello di dedurre le orbite degli oggetti celesti a partire dei dati, senza introdurre
        teorie e modelli come pretende di fare Keplero, che secondo il professore si assume un
        ruolo che è invece peculiare del filosofo naturale.
             Un’altra novità introdotta da Keplero che la maggior parte dei suoi contemporanei
        non  accoglie  è  la  forma  ellittica  delle  orbite.  Pensiamo  a  Galilei,  e  quanto  in  più
        occasioni abbia dimostrato di conoscere e stimare il lavoro di Keplero.



            Eppure, nel Dialogo sui due massimi sistemi del mondo del 1632, Galilei
            non fa menzione delle orbite ellittiche, sebbene ne sia a conoscenza.



        L’astronomo toscano, come molti altri astronomi contemporanei, preferisce continuare a
        correggere le imprecisioni del sistema di Copernico con una serie di epicicli piuttosto
        che abbandonare la perfezione del cerchio. Le orbite ellittiche si affermano lentamente
        in maniera indiretta, attraverso il successo e la diffusione delle Tavole rudolfine, che le
        utilizzano per offrire previsioni precise degli eventi astronomici. Galilei non riesce ad

        accettare neppure la responsabilità assegnata da Keplero all’effetto gravitazionale della
        Luna nel fenomeno delle maree [sappiamo che la teoria galileiana delle maree, portata
        dallo scienziato a supporto della teoria eliocentrica, era totalmente sbagliata – ndr]. A
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