Page 66 - Keplero. Il cosmo come armonia di movimenti
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LE APPLICAZIONI PRATICHE













        IL TELESCOPIO ASTRONOMICO



        La prima testimonianza di un telescopio risale al 1608, quando in Olanda fu discusso il
        brevetto per un tubo dotato di una lente concava ed una convessa, che permetteva di
        vedere cose lontane come se fossero vicine. La scarsa qualità delle lenti permetteva
        solo  tre  o  quattro  ingrandimenti  e  faceva  di  questi  primi  telescopi  oggetti  simili  a
        giocattoli. Solo con Galilei divengono, nel 1609, strumenti scientifici, compiendo un
        salto  di  qualità  permesso  dai  geniali  artigiani  che  lo  scienziato  pisano,  allora

        matematico a Padova, poteva sfruttare, e che furono in grado di molare le prime lenti di
        qualità.
             All’epoca non esisteva ancora una spiegazione teorica dei fenomeni che rendevano
        possibile l’ingrandimento ottico e, in mancanza di un modello corretto, sarebbe stato
        impossibile apportare significativi miglioramenti tecnologici dello strumento. Il primo a
        darne  una  descrizione  scientifica  fu  Keplero,  che  nell’opera  Diottrica  dedica  ampio

        spazio allo studio delle lenti e del loro funzionamento. Keplero propone anche un nuovo
        tipo di telescopio, con una sostanziale differenza rispetto a quello galileiano. Se questo
        prevedeva  una  lente  convessa  all’obiettivo  ed  una  concava  all’oculare,  il  telescopio
        kepleriano, poi detto cannocchiale astronomico, utilizza due lenti entrambe convesse.
        Questa struttura dava origine a un effetto apparentemente strano: l’immagine appariva
        rovesciata a chi osservava. Ma ciò non costituiva certo un problema per Keplero, che
        per primo aveva compreso come anche sulla retina le immagini arrivino rovesciate e

        come sia poi compito del nostro cervello raddrizzarle. L’inconveniente dell’immagine
        rovesciata, avverte Keplero, è ampiamente compensato da un maggior ingrandimento e
        da un campo visivo maggiore e meglio illuminato rispetto a quello galileiano.
             Inizialmente  la  proposta  di  Keplero  cade  nel  vuoto  e  si  diffonde  il  modello  di
        Galileo.  La  situazione  inizia  a  cambiare  quando  nel  1630  viene  pubblicato  il  Rosa
        Ursina di Christoph Scheiner, un matematico tedesco gesuita appassionato di strumenti.

        Il libro raccoglie osservazioni di macchie solari effettuate con un telescopio costruito
        dallo  Scheiner  secondo  il  modello  di  Keplero  e  riporta  la  testimonianza  della
        superiorità di questo sistema, che a partire da questo momento si diffonde grandemente
        per  l’osservazione  dei  fenomeni  celesti,  tanto  che  prende  il  nome  di  “telescopio
        astronomico”.
             Un  ulteriore  vantaggio,  scoperto  nel  1638  dall’astronomo  inglese  William
        Gascoigne,  consiste  nel  fatto  che  al  telescopio  di  Keplero  è  possibile  applicare  un
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