Page 42 - Keplero. Il cosmo come armonia di movimenti
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suo Mistero e ha compreso di avere di fronte, più che un osservatore del cielo, un
eccelso matematico e teorico. Gli assegna pertanto lo studio del moto di Marte, uno dei
rompicapi astronomici di quegli anni. È qui che nasce quella che Keplero chiamerà «la
guerra contro Marte», una vera e propria sfida personale che lo terrà impegnato per
anni.
L’orbita di Marte presenta delle caratteristiche peculiari: decisamente eccentrica,
ovvero allungata, non rispetta gli assiomi dell’astronomia aristotelica, che immaginava
orbite circolari e moti uniformi. Inoltre, vista dalla Terra la traiettoria presenta come
dei cappi. Il pianeta sembra viaggiare in una direzione, fermarsi, tornare indietro per un
certo lasso di tempo, per poi tornare a procedere nella direzione iniziale. Inoltre questi
cappi sembrano come perforare l’orbita del Sole, perché durante il moto retrogrado
Marte, che solitamente si trova a una distanza superiore, si avvicina alla Terra a una
distanza inferiore a quella tra Terra e Sole, il che va a scontrarsi con l’idea che le orbite
siano solide. In sostanza, conciliare le osservazioni di Marte con l’astronomia e la
fisica aristotelica non è possibile, ma Keplero riuscirà a mutare un apparente ostacolo
in un’occasione per liberarsi dei vincoli aristotelici e per mettere le basi di una nuova
astronomia e di una nuova fisica.
L’Astronomia nova costituisce un vero tesoro per chi voglia seguire i percorsi
mentali seguiti da Keplero, e divide i lettori tra chi lo considera un capolavoro
accuratamente progettato e chi lo vede come una sorta di diario in cui lo scienziato
accumula successi e sconfitte. In effetti, come nelle altre opere, Keplero descrive uno
dopo l’altro sia i vicoli ciechi sia le intuizioni vincenti. Mentre compone la prima parte
non ha ancora in mano tutti i risultati che intende presentare. Ma, d’altro lato, l’obiettivo
è già ben definito, come si deduce dalla accurata tavola sinottica iniziale, una sorta di
mappa concettuale che organizza i contenuti e chiarisce gli intenti di ciascuna delle
cinque parti.
Nell’introduzione al libro possiamo già leggere un primo resoconto del percorso
che ha portato Keplero alla scoperta delle due prime leggi, in un linguaggio bellico che
descrive l’impresa come un lungo assedio al proprio nemico, il moto di Marte, come
l’espugnazione non di una città ma di una verità.
Lo scopo dell’autore, leggiamo, è quello di risvegliare la ragione umana
dal sonno dell’ignoranza. E con immensa soddisfazione, dopo anni di
sofferenza, Marte, scortato da Aritmetica e Geometria, gli si arrende
incondizionatamente.
Keplero scrive poi che, conscio della portata rivoluzionaria dell’Astronomia nova, ha
scelto di scrivere un libro sicuramente complesso, denso, in cui nessun passaggio
matematico è dato per scontato. Lo stesso autore teme che il lettore si possa
addormentare, ma contemporaneamente è convinto della necessità di non lasciare
nessun possibile dubbio senza risposta.
Il libro presenta nella sua prima parte un confronto tra i diversi sistemi cosmologici
(tolemaico, copernicano, ticonico) e i loro valori predittivi, all’epoca tra loro
equivalenti. Pur nelle loro differenze, essi sono ancora tutti basati sugli assiomi