Page 37 - Keplero. Il cosmo come armonia di movimenti
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solidi regolari sono chiamati anche platonici perché Platone nel Timeo li considerava
gli atomi costituenti della materia. Essi da sempre avevano incuriosito i matematici, e
sono esattamente cinque: tetraedro, cubo, ottaedro, icosaedro, dodecaedro.
Keplero costruisce il suo modello: sei gusci sferici, di spessore sufficiente a
contenere le irregolarità delle orbite, separati dai cinque solidi platonici, ciascun solido
perfettamente circoscritto all’orbita interna e inscritto in quella esterna. Terminata
questa costruzione geometrica, scegliendo opportunamente l’ordine dei solidi, Keplero
misura le distanze che tali gusci avrebbero dal centro. E mette a confronto le
proporzioni tra questi valori con le reali distanze dei pianeti dal centro del cosmo. Qui
Keplero si permette di muovere una critica a Copernico. Quegli aveva posto al centro
del cosmo un punto matematico detto “Sole medio”, un luogo attorno al quale il Sole
sembrava muoversi per effetto dell’errata ipotesi che l’orbita della Terra fosse un
cerchio perfetto. Keplero sostiene che al centro di tutto debba essere il Sole, un corpo
dotato di massa, causa del moto dei pianeti, e da questo “Sole vero” calcola i raggi
orbitali.
Il modello presentato nel Mistero cosmografico. Attorno al Sole centrale sono disposti in
alternanza le orbite dei pianeti e i solidi platonici, in modo che ciascuno sia perfettamente
inscritto nel successivo. Partendo dall’interno incontriamo Mercurio, l’ottaedro, Venere,
l’icosaedro, la Terra, il dodecaedro, Marte, il tetraedro e Giove. L’orbita di Giove è inscritta nel
cubo, a cui è infine circoscritta la crosta sferica corrispondente all’orbita di Saturno.
Le proporzioni tra le orbite dei pianeti dal Sole corrispondono con un errore inferiore
al 5% a quelle ottenute dal modello, una differenza accettabile per la precisione dei dati
a disposizione di Keplero. Ma qui si impone la modernità di Keplero. Egli decide di
procurarsi dati più precisi e si prodiga per essere assunto a Praga, da colui che