Page 40 - Keplero. Il cosmo come armonia di movimenti
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rispetto alle idee aristoteliche. In particolare, la Luna dell’Ottica ci mostra una
superficie scabra con una grande macchia centrale e un terminatore, come viene
chiamata la linea che divide la parte illuminata dalla parte in ombra, frastagliato.
Keplero ci spiega che l’unica interpretazione di quelle irregolarità è che sulla Luna
siano presenti montagne, di cui si spinge a stimare l’altezza.
Il secondo testo che Keplero dedica all’ottica, la Diottrica, viene composto sull’onda
dell’entusiasmo per le emozioni provate nel guardare al cielo con il telescopio, sulla
scorta della lettura del Sidereus Nuncius di Galilei. Come in altre occasioni, Keplero
non si cura di mettere a repentaglio la propria reputazione, pur di prendere strade nuove
che gli paiono promettenti. Quindi dedica molte pagine di questo volume al
funzionamento delle lenti, che all’epoca non erano considerate possibili oggetti di
scienza. Questo perché, mentre gli specchi restituiscono immagini fedeli della realtà, le
lenti la deformano in maniera apparentemente imprevedibile.
Keplero è però deciso, non solo a comprendere esattamente le deformazioni
prodotte da lenti concave e convesse e delle loro possibili combinazioni, ma anche a
sfruttare questi effetti a proprio vantaggio. Per la prima volta viene spiegato il
funzionamento del telescopio, che Galilei aveva utilizzato senza fornirne un modello
teorico. Anzi, Keplero propone un sostanziale miglioramento all’assetto dello
strumento, dove al posto di una coppia formata da una lente concava e da una convessa,
propone di utilizzare due lenti entrambi convesse. Si tratta di una scelta che ha il
vantaggio di produrre, a parità di qualità delle lenti, immagini più nitide e lo svantaggio
di fornirci immagini rovesciate degli oggetti che stiamo osservando. Ma questo non era
un problema per Keplero, che nell’Ottica aveva scoperto che il nostro stesso occhio
produce un’immagine del mondo sottosopra.
La Diottrica (1612) è scritta di getto, in soli due mesi, ma la sua pubblicazione va
incontro a problemi e lungaggini. Questo permette a Keplero di venire a conoscenza del
fatto che nel frattempo Galilei ha osservato le fasi di Venere, e di aggiungere nel
proprio trattato la spiegazione del motivo per cui quest’osservazione ha tanta
importanza.