Page 52 - Galileo Galilei - Sidereus nuncius ovvero Avviso Sidereo.
P. 52
reale, cioè la longitudine, a est o a ovest del luogo prestabilito. Prima che
l’invenzione dell’orologio rendesse possibile trasportare una data ora (per
esempio l’ora di Firenze) lungo un viaggio in mare, l’esatta determinazione
della differenza tra ora locale e ora del luogo concordato non era facile. Le
eclissi di Luna erano accettate come metodo, ma erano poche e lontane tra
loro. Galileo pensò che tavole con le posizioni dei satelliti sarebbero state più
utili. Come scrive Stillman Drake, “l’idea era quella di considerare Giove
86
come un orologio celeste, le cui lancette erano i quattro satelliti”. Un
marinaio, vedendo una data configurazione di satelliti, potrebbe trovare nelle
tavole l’ora in cui tale configurazione era visibile a Firenze e, di conseguenza,
la sua longitudine.
Difficoltà di ordine pratico dissuasero le potenze marittime da un serio
tentativo di mettere alla prova il metodo di Galileo, anche se egli si era
offerto di andare in Spagna per impartire personalmente le istruzioni un
copricapo dotato di un piccolo telescopio per permettere ai marinai di avere le
mani libere quando erano a bordo di una nave in movimento. Il dispositivo fu
lodato, ma non sembra sia mai stato utilizzato in mare.
1 Un facsimile dell’unica copia conosciuta del testo, intitolata Ambassades du Roy de Siam envoyé à
l’Excellence du Prince Maurice, arrivé à La Haye le 10. Septemb. 1608, fu pubblicato da STILLMAN
DRAKE in The Unsung Journalist and the Origins of the Telescope, Los Angeles, Zeitlin & Ver
Brugge, 1976. Il libriccino fu ristampato a Lione nel Novembre del 1608. Molti testi riguardanti
l’invenzione del telescopio sono stati collezionati e pubblicati, insieme a una traduzione inglese, nel
libro di ALBERT VAN HELDEN, The Invention of the Telescope, «Transactions of the American
Philosophical Society», LXVII, parte 4, 1977.
2 PAOLO SARPI, Lettere ai Protestanti, a cura di MARIA LUISA BUSNELLI, Bari, Laterza, 1931,
vol. II, p. 15. Il governo olandese si interessò alla scoperta di Lipperhey ma voleva una versione
binoculare e, tra ottobre 1608 e febbraio 1609, Lipperhey accettò e ne realizzò cinque (si veda ENGEL
SLUITER, The Telescope Before Galileo, «Journal of the History of Astronomy», XXVIII, 1997, pp.
221-234).
3 Ibid., vol. I, p. 58.
4
GALILEO GALILEO, Opere, a cura di ANTONIO FAVARO, 20 voll., Firenze, G. Barbèra, 1890-
1909, vol. X, p. 290. Questa è l’edizione nazionale delle opere di Galileo e da qui in poi sarà citata
come Opere di Galileo.
5 Lettera di Christopher Grienberger a Galileo del 21 gennaio 1611 (Opere di Galileo XI, 33-34).
6
Nella fiaba “Il corvo, l’aquila e le piume”, Esopo descrive una femmina di corvo che si vede brutta
e nera e che si lamenta con un’aquila. L’aquila risponde di prendere a prestito alcune piume dai suoi
amici pennuti. Il corvo fa quello che l’aquila le aveva suggerito, prendendo le piume dalla coda di un
pavone, dalle ali di una colomba e di altri uccelli. Quando il corvo decide di essere elegante a
sufficienza, iniziò a ridere degli altri uccelli, che andarono a lamentarsi con l’aquila, la quale rispose
loro: “Andate e riprendetevi le vostre piume”. Cosa che fecero, lasciando la femmina di corvo brutta e