Page 57 - Galileo Galilei - Sidereus nuncius ovvero Avviso Sidereo.
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64 Galileo afferma che la distanza massima da un punto luminoso isolato al terminatore è di circa un
ventesimo di diametro lunare. Questo è abbastanza simile a quello che vediamo qui. La linea di confine
impiegherebbe più di dieci ore per spostarsi così lontano dal punto luminoso.
65 GIO. ANTONIO MAGINI, La seconda parte della ‘Geografia’ di Cl. Tolomeo, Venezia, Gio.
Battista & Giorgio Galignani Fratelli, 1597, foglio 56 recto.
66 Galileo comprese che la superficie terrestre della Luna sarebbe dovuta apparire più luminosa e la
distesa delle acque, invece, più scura.
67 L’autorità biblica, di solito citata a sostegno di questa posizione, è il capitolo 5 della Lettera ai
romani di San Paolo, dove egli afferma che la morte entrò nel mondo per il peccato di Adamo e che la
redenzione e la vita eterna giunsero attraverso Cristo, il secondo Adamo.
68
Kepler scrisse un divertente saggio di fantascienza su questo soggetto, pubblicato postumo nel
1634. Campanella andò molto di là di quanto fece Galileo: “si devono discutere anche molte cose –
scrisse – sulle figure delle stelle fisse ed erranti e della repubblica in cui vivono gli abitanti celesti, che
possono essere beati o tali e quali a noi. Infatti, se la Luna è più vile della Terra, […] essi sono più
infelici di noi.” (lettera a Galileo del 12 gennaio 1610, Opere di Galileo XI, p. 22). Sulle temerarie
speculazioni riguardo alla Luna, si veda MARJORIE NICOLSON, A World in the Moon, Northampton
Mass, Smith College, 1935.
69
Lettera a Galileo del 28 febbraio 1615 (Opere di Galileo XII, p. 146).
70
Lettera a Giacomo Muti del 28 febbraio 1616 (Opere di Galileo XII, pp. 240-241).
71 Opere di Galileo VII, pp. 126-127.
72 Opere di Galileo VII, p. 86.
73
Si veda STILLMAN DRAKE, Telescopes, Tides & Tactics, Chicago, University of Chicago
Press, 1983, p. 111.
74
Lettera di Galileo a Giuliano de’ Medici del 10 dicembre 1610 (Opere di Galileo X, p. 483). Si
veda STILLMAN DRAKE, Galileo and Satellite Prediction, in «Journal of the History of Astronomy»,
X, 1979, pp. 75-95, ristampato in STILLMAN DRAKE, Essays on Galileo, Toronto, University of
Toronto Press, 1999, vol. I, pp. 410-429.
75 Opere di Galileo III, p. 439.
76 Opere di Galileo III, p. 440.
77
Opere di Galileo III, p. 441. L’apside si riferisce ai due punti dell’orbita di un pianeta o di un
satellite che sono i più vicini o i più lontani dal corpo celeste attorno a cui si muovono.
78
Per una chiara esposizione, si veda http://occsec.wellington.net.nez/jovian/jovphen.htm.
79
Opere di Galileo XI, pp. 80-81. Secondo la mitologia greca, quando i Titani furono sconfitti, Zeus
fece in modo che Atlante rimanesse al confine occidentale della Terra e lo condannò al compito
straziante di sostenere il cielo sulle proprie spalle, per impedire che i due riprendessero i loro abbraccio
primordiale.
80 Si veda STILLMAN DRAKE-CHARLES T. KOWAL, Galileo’s Sighting of Neptune, «Scientific
American», 243/6, 1980, pp. 74-81. Ristampato in STILLMAN DRAKE, L’osservazione di Nettuno
fatta da Galileo, in «Le Scienze: edizione italiana di Scientific American», 150, febbraio 1981, XXVI,
pp. 20-27. Prima degli studi di Drake, si riteneva generalmente che misure astronomiche accurate
cominciassero con il micrometro a reticolo che entrò nell’uso soltanto dopo la morte di Ga lileo.
81
L’illustrazione è presa da STILLMAN DRAKE-CHARLES T. KOWAL, Galileo’s Sighting of
Neptune, «Scientific American», 243/6, dicembre 1980, p. 53.
82
Opere di Galileo III, p. 859. In questi frammenti Galileo esprime il valore di tre angoli come