Page 56 - Galileo Galilei - Sidereus nuncius ovvero Avviso Sidereo.
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pubblicata a Venezia nel 1572 (ANTONIO FAVARO, La libreria di Galileo Galilei, Roma, Tipografia
delle scienze matematiche e fisiche, 1887, p. 29).
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In un libro satirico che, secondo Stillman Drake, potrebbe essere stato scritto da Galileo e che fu
pubblicato sotto lo pseudonimo di Alimberto Mauri nel 1606, si trova la seguente affermazione: “per
esser la Luna, secondo Posidonio; e altri antichi filosofi, (I) come referisce Macrobio, cotanto simile
alla terra, che un’altra terra è da lor nominata, non è sconvenevole il pensare, ch’ella non sia per tutto
egual nello stesso modo; ma, sì come nella terra, ancora in lei si ritrovino monti di smisurata grandeza,
anzi tanto maggiori, quanto a noi son sensibili: da’ quali, e non da altro, ne nasca poi in essa quella
poco di chiazata oscurità; conciosiachè la curvità grande de’ monti, non può, come insegnano i
Perspettivi, ricevere, e reflettere il lume del Sole in quella guisa, che fa il restante della Luna piano, e
liscio. E per prova di questo addurrei un’agevole, e bella osservazione; che si può di continuo fare,
quando ella è in quadrato, rispetto al Sole. Perciocché allora ella non fa il mezo cerchio pulito, e netto,
ma sempre con qualche bernoccolo nel mezo. Di che qual cagione si addurrà giammai ancora
probabile, se non la curvità di quei monti? Per li quali, è in particolare in quel luogo, ella vien a perder
la sua perfetta rotondità.” (Considerazioni di Alimberto Mauri sopra alcuni luoghi del Discorso di
Lodovico delle Colombe intorno alla stella apparita 1604, Firenze, Gio. Antonio Caneo, 1606, p. 15
recto). Lodovico delle Colombe sospettava che Galileo fosse l’autore del libro e lo fece presente in una
lettera che gli inviò (lettera a Galileo del 24 giugno 1607, Opere di Galileo X, pp. 176-177). Galileo lo
negò, ma i dubbi di delle Colombe non furono completamente dissipati.
52 Riportato da Paolo Gualdo nella sua lettera a Galileo del 20 luglio 1611 (Opere di Galileo XI, p.
165).
53 Lettera di Galileo a Paolo Gualdo a Padova del 17 dicembre 1610 (Opere di Galileo X, p. 484).
54 Lettera a Kepler del 19 agosto 1610 (Opere di Galileo X, p. 423).
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GUGLIELMO RIGHINI, New Light on Galileo’s Lunar Observations, in M.L. RIGHINI
BONELLI-WILLIAM R. SHEA (a cura di), Reason, Experiment and Mysticism in the Scientific
Revolution, New York, Science History Publications, 1975, pp. 59-76. L’articolo è discusso in OWEN
GINGERICH, Dissertatio cum Professor Righini et Sidereo Nuncio, ibid., pp. 77-88. Si veda anche
EWEN A. WHITAKER, Galileo’s Lunar Observations and the Dating of the Composition of Sidereus
Nuncius, «Journal for the History of Astronomy», 9, 1978, pp. 155-169.
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ZDENEK KOPAL, The Earliest Maps of the Moon, «The Moon», 1, 1969, pp. 59-66.
57
Lettera di Galileo al segretario di Stato di Toscana, Belisario Vinta del 30 gennaio 1610 (Opere di
Galileo X, p. 280).
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Si vedano le pp. 93-94 del Sidereus Nuncius.
59 Opere di Galileo X, pp. 273-278. Antonio Favaro, il curatore dell’opera di Galileo, ipotizzò che
costui fosse Antonio de’ Medici, un figlio adottivo di Cosimo I, nonno del graduca Cosimo II, ma non
ne fornì prova.
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Opere di Galileo X, p. 274.
61 Si indica nel sito www.pacifier.com/~tpope/Moon che le sembianze smerigliate o “screziate”
delle regioni montuose meridionali della Luna si possono difficilmente distinguere durante la Luna
piena e che è meglio osservarle in prossimità del primo quarto. Galileo poteva averlo visto intorno alla
fine di novembre del 1609 o, al più tardi, all’inizio di gennaio del 1610, ma non dopo il 7 gennaio, data
della sua lettera.
62 Opere di Galileo X, p. 275.
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Galileo scrive che “dalle radici di quelli verso levante si distendono”, vale a dire a sinistra (Opere
di Galileo X, p. 276). Dal principio alla fine del Sidereus Nuncius, Galileo si riferirà all’est come alla
sinistra e all’ovest come alla destra, proprio l’opposto della convenzione moderna.