Page 108 - Galileo Galilei - Sidereus nuncius ovvero Avviso Sidereo.
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268). Il suo nome significa la gloria di Era. Secondo una tradizione, Ermes pose il bimbo Eracle al
seno di Era addormentata, sua nemica, per fargli ottenere l’immortalità. Era, svegliatasi, lo respinse e il
latte che colò dal suo seno produsse la Via Lattea.
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Gli eroi acquistano l’immortalità grazie al battesimo degli astri, cui danno il loro nome. Questo
tema ha origini antiche e tra gli autori che lo hanno portato al grande pubblico ci sono Ovidio
(Metamorphoses, XV, 845-850) e Plinio (Naturalis historia, II, 14-16; GAIO PLINIO SECONDO,
Storia naturale. Volume I: cosmologia e geografia, traduzione e note di ALESSANDRO BARCHIESI
[et al.], Torino, Einaudi 1982, pp. 220-221). Durante il Rinascimento, il riferimento mitologico diventa
un topos (JEAN SEZNEC, La sopravvivenza degli antichi dei, Torino, Bollati Boringhieri 1990).
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Suetonio, storico del secondo secolo, scrive nel suo De vita Caesarum: “Morì nel suo
cinquantesimo sesto anno e fu posto nel novero degli Dei, non solo per bocca di quelli che lo
decretarono ma anche per convincimento popolare. Nei ludi, infatti, che Augusto suo erede indisse a lui
consacrandoli, per sette giorni continui splendette una cometa che sorgeva verso l’ora undecima, e fu
creduta l’anima di Cesare accolta nel cielo” (liber I, Divus Julius, 88, 1, righe 1-7, in SVETONIO, Le
vite dei dodici cesari. Volume primo: Cesare, Augusto, Tiberio, Caligola, a cura di GUIDO VITALI,
Bologna, Zanichelli 1965, pp. 82-83). Ovidio nelle sue Metamorphoses (libro XV, versi 843-850)
descrive come Venere aveva raggiunto l’anima di Cesare mentre assurgeva al cielo e l’aveva
accompagnata verso le stelle. Quando la lasciò libera, sorse più in alto della Luna e, abbandonando alle
proprie spalle una coda di crini, brillò come una stella.
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Sia il termine greco ϰoμήτη (comētēs), sia il latino crinitus significano chiomato.
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Il riferimento è alla cometa che comparve poco dopo la morte di Giulio Cesare nel 44 a.C. e che
svanì dopo sette giorni: “Dunque, anche in pieno cielo nascono d’improvviso delle stelle. Ve ne sono
parecchi tipi. I Greci chiamano comete, i Romani chiomate, quelle stelle irte di una capigliatura color
sangue e ispide alla sommità come se avessero una chioma” (PLINIO IL VECCHIO, Naturalis
historia, liber II, 89, righe 1-5, in GAIO PLINIO SECONDO, Storia naturale. Volume I: cosmologia e
geografia, traduzione e note di ALESSANDRO BARCHIESI [et al.], Torino, Einaudi 1982, pp. 258-
259).
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Si preferisce utilizzare il termine Vostra invece della traduzione letterale tua qui e in tutte le
successive occorrenze, per rendere il tono formale che l’odierno aggettivo tua ha invece perduto. Di
conseguenza, i verbi che utilizzano il tu come soggetto saranno adeguati al Voi.
22 Sono i quattro satelliti di Giove.
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Nella mitologia tradizionale, Giove è il re dei cieli (OVIDIO, Metamorphoses, libro XV, verso
859). Collocato tra Marte, pianeta dal temperamento caldo e guerriero, e Saturno, pianeta freddo e
contemplativo, Giove rappresenta per gli astrologi una sorgente di comportamenti giusti e temperati. Fu
collegato alla fortuna della famiglia de’ Medici da Cosimo I, nonno di Cosimo II cui è dedicato il
Sidereus Nuncius. In onore di Giove, Cosimo I fece dipingere dal pittore Vasari una stanza di Palazzo
Vecchio a Firenze. Il dipinto descrive l’infanzia di Giove e ha evidenti intenti allegorici. Giove, salvato
dalla crudeltà del padre Saturno, famoso per la sua propensione a divorare i proprio neonati, fu allevato
da due ninfe. Una di esse, Amaltea, era raffigurata da una capra a simboleggiare la divina provvidenza,
mentre Melissa, l’altra ninfa, rappresentava la divina sapienza. Il significato era che Cosimo I era sotto
la divina influenza sin dalla culla. Amaltea aveva come segno astrologico il Capricorno, le cui sette
stelle erano l’emblema delle sette virtù, tre teologali (fede, speranza e carità) e quattro morali
(prudenza, coraggio, giustizia e temperanza). Cosimo I aveva lo stesso segno. Di qui una coincidenza
vantaggiosa: Cosimo I era stato dotato di queste virtù da Giove, nel momento della sua nascita (si
vedano: MARIO BIAGIOLI, Galileo Courtier, Chicago, University of Chicago Press 1993, p. 110;
MARIO BIAGIOLI, Galileo the emblem maker, Chicago, University of Chicago Press 1993, pp. 232-
236; H. DARREL RUTKIN, Galileo Astrologer: Astrology and Mathematical Practice in the Late-
Sixteenth and Early-Seventeenth Centuries, «Galilaeana» II (2005), pp. 107-143).