Page 104 - Galileo Galilei - Sidereus nuncius ovvero Avviso Sidereo.
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quelle che si spiegheranno più diffusamente nel nostro Sistema. 168 E
possiamo applicare coerentemente lo stesso criterio anche agli altri pianeti,
porre una sfera più densa dell’etere circostante anche intorno a Giove, intorno
al quale ruotino i Pianeti MEDICEI, come la Luna intorno alla sfera degli
elementi. 169
E per il frapporsi di questa sfera essi appaiono
più piccoli quando sono all’apogeo,
più grandi invece quando sono al perigeo,
in funzione dell’allontanamento o dell’assottigliamento
della sfera stessa.
La penuria di tempo impedisce di procedere più in là.
Il benigno Lettore si aspetti qualcosa di più tra breve
su quest’argomento. 170
FINE.
1 Il termine latino che Galileo utilizza per messaggio è nuncius, che può essere tradotto sia come
messaggero, sia come messaggio, anche se Galileo intendeva chiaramente il secondo, come prova il
titolo Astronomicus Nuncius (si veda la nota 2). Ma in questo contesto, un messaggio è ciò che oggi si
chiamerebbe una notizia. In Italia, l’antesignano del quotidiano era l’avviso. Esso conteneva
informazioni relative a un’ampia varietà di argomenti, dagli appartamenti in affitto all’ultimo
pettegolezzo. Le copie, stampate o scritte a mano, erano vendute o distribuite gratuitamente ed
evitavano la censura perchè erano prive di firma dell’autore. Galileo scelse intenzionalmente il termine
avviso e si riferì al suo libro con questo titolo (per esempio, “in forma di avviso”, nella lettera del 30
gennaio 1610, Opere di Galileo X, pp. 280-281; “come per avviso”, nella lettera del 13 febbraio 1610,
Opere di Galileo X, p. 283; “Non prima che oggi, et ben tardi, si è potuto havere alcuna copia del mio
Avviso Astronomico”, nella lettera del 13 marzo 1610, Opere di Galileo X, p. 288; “mi sono resoluto
mandare innanzi questo avviso e l’ho mandato fuori in forma di avviso” nella lettera del 19 marzo
1610, Opere di Galileo X, p. 298 e p. 300). Anche Vinta utilizza la parola avviso nella propria
corrispondenza, per esempio, “L’avviso che ella mi ha dato” (lettera a Galileo del 6 febbraio 1610,
Opere di Galileo X, p. 281); “Havendo ricevuto la copia del suo Avviso Astronomico” (lettera a
Galileo del 19 marzo 1610, Opere di Galileo. X, p. 302). Galileo criticò con forza un suo oppositore, il
gesuita Orazio Grassi, per essersi riferito al titolo come “Ambasciatore della corte delle stelle”
(“sidereae nuncius aulae”), nella sua Ratio ponderum librae et simbellae del 1626, un titolo che si
traduce con Il rapporto dei pesi della bilancia e della bilancetta, un tentativo di deridere il titolo de Il
Saggiatore, che Galileo aveva appena dato a uno dei suoi libri. “Io non mi son mai chiamato un
ambasciador sidereo; nè voi per tale mi areste nominato, se aveste inteso il titolo del mio libro, il quale
è inscritto Sidereus Nuncius, che vuol dire Ambasciata o Avviso Sidereo, e non Ambasciadore” (postilla
24 all’opera del Grassi, Opere di Galileo VI, pp. 388-390). Kepler non cadde in questo errore anzi, egli
scelse di fare un gioco di parole con il titolo del libro di Galileo, quando chiamò i propri commenti
Conversazione con il messaggero delle stelle (Dissertatio cum Nuncio Sidereo). Un amico di Galileo,
Raffaello Gualterotti, lo chiamò Messaggiero Stellato, che si potrebbe rendere con Notizia dalle stelle
(lettera al granduca Cosimo II, del 6 aprile 1610, Opere di Galileo XVIII, p. 409). Si veda EDWARD