Page 78 - Galileo. Scienziato e umanista.
P. 78
meriti di Galileo, e unirsi ai fratelli Del Monte nel sostenere la
sua candidatura per una cattedra all’Università di Pisa.
3. «De motu».
3.1. Borro e Buonamici.
Quando fece ritorno a Pisa da professore, nel 1589, Galileo
divenne collega di quello che era stato il suo docente di fisica,
Buonamici. Anche Borro era virtualmente presente, attraverso i
libri e le polemiche, sebbene avesse lasciato Pisa per un posto a
Perugia. Nessuno di loro praticava la fisica come lo facciamo
noi oggi. Insistendo sul proprio ruolo di presentatori dei testi di
Aristotele in una forma che fosse la piú vicina possibile agli
originali, essi non aspiravano a sviluppare una nuova filosofia, o
35
anche una nuova fisica . L’idea che Borro aveva del proprio
lavoro – «scompa[rire] di fronte a quegli uomini eccellenti in
tutte le arti liberali, che parlano attraverso di me […] e dai quali
prendo la scienza che fa di me ciò che sono» – è sufficiente a
indicare ciò che poteva offrire: «non sono una persona che si
36
pensa in grado di trovare qualcosa di nuovo» . Come molti
fedeli portavoce, Borro arrivò a vivere, a respirare e a difendere
la dottrina che, in base ai propri principî esegetici, egli si
limitava semplicemente a trasmettere. Michel de Montaigne,
che visitò Pisa quando Galileo era al suo primo anno, scoprí che
sebbene Borro potesse essere di buona compagnia, era «tanto
aristotelico che il piú universale dei suoi dogmi è che la pietra di
paragone e la regola di ogni salda concezione e di ogni verità è
la conformità alla dottrina di Aristotele, che al di fuori di quella
37
non si hanno se non chimere e vanità» . Di sé stesso Borro
diceva: «non esiste una logica superiore o al di là degli
insegnamenti di Aristotele, né un metodo diverso da quello che
38
intendo insegnare» . È fin troppo facile, per gli esegeti attenti e