Page 75 - Galileo. Scienziato e umanista.
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direttamente  al  cono,  secondo  una  classica  reductio  ad
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                absurdum .


                Figura 2.7.

                Il centro di gravità di un tronco di cono.






























                    Questo  risultato  porta  alla  proposizione  finale,  che  Galileo

                considerava  una  propria  speciale  «invenzione».  Essa  afferma,

                nella formulazione «ciarlestronica» della vecchia geometria, che
                il tronco di cono o piramide ha il proprio centro di gravità in un

                punto  che  divide  la  distanza  tra  la  base  minore  e  la  base
                maggiore  come  «tre  volte  la  base  maggiore  piú  due  volte  il

                medio proporzionale tra la base maggiore e quella minore piú la
                base minore sta al triplo della base minore piú il detto doppio

                del  medio  proporzionale  piú  la  base  maggiore».  In  termini
                algebrici, se a e b sono i raggi (o lati) delle basi, allora, se X

                (nella fig. 2.7) è il centro di gravità del tronco di cono, PX:QX =
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                (3b +2ab+a ):(3a +2ab+b ).                     Galileo        dimostrò          questa
                equivalenza  attraverso  un  ammasso  confuso  di  proporzioni
                opache basate sulla chiara idea di fondo della legge della leva –
                ma  senza  utilizzare  il  proprio  ingegnoso  lemma.  Prendendo  i
                noti  centri  di  gravità  dei  coni  piccolo  e  grande  (in  A  e  in  B,

                rispettivamente)  e  il  centro  ignoto  del  tronco  di  cono  in  X,
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