Page 505 - Galileo. Scienziato e umanista.
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il manoscritto e commentò anche la prefazione di Diodati. Può
                forse  aver  sentito  che  valeva  la  pena  di  correre  il  rischio  di

                dover di nuovo avere a che fare con il Sant’Uffizio, non soltanto
                perché la pubblicazione della prefazione e della Lettera avrebbe

                portato il proprio caso di fronte alla Repubblica delle Lettere,
                ma  anche  perché  credeva  che  il  proprio  saggio  di  teologia

                avrebbe  potuto  convincere  Roma  ad  alleggerire  le  condizioni
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                della sua detenzione .
                    L’editore ovvio dei Dialoghi intorno al moto – Galileo stesso

                vi si riferí nelle lettere come a «i frutti piú stimati da me di tutti
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                i  miei  studi»  –  era  Elsevier .  Ma  il  cammino  fu  tortuoso:
                Galileo  aveva  inviato  copie  del  manoscritto,  completato  nel
                1636, a vari gruppi di amici; uno capitò tra le mani di Giovanni

                Pieroni, che era al servizio del Sacro Romano Imperatore e non
                vedeva  alcun  problema  a  pubblicare  l’opera  a  Praga.

                L’influenza dei gesuiti escludeva Vienna e, come scoprí Pieroni,
                anche  Praga;  propose  quindi  di  acquistare  una  stamperia  per

                pubblicare l’opera di Galileo, «tanto bella quanto nuovissima, e
                tanto  mirabile  quanto  certissima».  Il  cardinale  vescovo  di

                Olmütz aveva una stamperia e sembrava disposto a pubblicare il
                testo;  le  figure  erano  quasi  finite  –  ma  alla  fine  Pieroni  non

                riuscí  a  superare  gli  ostacoli  e  dovette  riconsegnare  il

                manoscritto. «Infelice questo nostro clima, nel quale regna una
                fissa  resoluzione  di  voler  esterminare  tutte  le  novità,  in

                particolare  nelle  scienzie,  quasi  che  già  si  sia  saputo  ogni
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                scibile!» : cosí Galileo, sempre piú impaziente e timoroso che i
                suoi nemici sarebbero alla fine riusciti a farlo tacere.
                    La  soluzione  ovvia  si  presentò  nella  forma  di  Lodewijk

                Elsevier,  che  ottenne  una  copia  del  manoscritto  attraverso
                Micanzio nel corso di una lunga visita a Venezia. Un’altra copia

                prese  la  strada  del  nord,  direttamente  nel  bagaglio
                dell’ambasciatore francese a Roma, il conte de Noailles, che era

                stato  studente  di  Galileo  a  Padova  nel  1603.  Al  termine  della
                propria  ambasciata  a  Roma,  Noailles  ottenne  da  Urbano,  che
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