Page 502 - Galileo. Scienziato e umanista.
P. 502
[vivevo] nel ristretto di questa piccola villetta, lontana un miglio da Firenze,
con strettissima proibizione di non calare alla città, né ammetter
conversazioni e concorsi di molti amici insieme, né convitargli. Qui mi
andavo trattenendo assai quietamente con le visite frequenti di un
monasterio prossimo, dove havevo due figliuole monache, da me molto
amate et in particolare la maggiore, donna di esquisito ingegno, singolar
bontà et a me affezzionatissima […] arrivato a casa [il giorno prima che
Maria Celeste spirasse], trovai il Vicario dell’Inquisitore, che era venuto a
to
intimarmi, d’ordine del S. Offizio di Roma […] ch’io dovessi desistere
dal far dimandar piú grazia della licenza di poter tornarmene a Firenze,
to
altrimenti che mi harebbono fatto tornar là alle carceri vere del S. Offizio
[…] Da questo e da altri accidenti […] si vede che la rabia de’ miei
potentissimi persecutori si va continuamente inasprendo 49 .
Non poteva fare altro che adempiere il proposito per cui i
suoi amici ritenevano avesse un talento unico: «piacendo a Dio,
voglio publicare i libri del moto et altre mie fatiche, cose tutte
nuove e da me anteposte alle altre cose mie sin ora mandate in
50
luce» .
2. Verso la conclusione.
In ginocchio davanti all’Inquisizione, Galileo aveva giurato
di non dire o scrivere nulla sulla Terra in movimento o sul Sole
fisso, «et contra», a pena di essere nuovamente sospettato di
eresia. A questa prescrizione Urbano aveva aggiunto, in un
decreto che Galileo non aveva ricevuto ufficialmente, «et
contra», per impedirgli di scrivere contro il copernicanesimo –
una misura diretta, forse, contro la sua proposta di aggiungere
due ulteriori giornate al Dialogo per confutare le
argomentazioni delle quattro giornate precedenti. Non aveva
però l’obbligo di rimanere in silenzio su altre questioni, e già
quando era ancora a casa di Piccolomini Galileo iniziò a
pianificare la propria opera di meccanica, cosí a lungo