Page 504 - Galileo. Scienziato e umanista.
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fare per trovare un modo di stampare il magnum opus di Galileo
                in  Italia,  Diodati  era  impegnato  oltralpe  a  promuovere

                l’edizione  latina  del  Dialogo.  Scelse  come  traduttore  un
                professore luterano di storia, Matthias Bernegger, grande amico

                di Keplero, che aveva già tradotto in latino il piccolo libro di
                Galileo sul compasso geometrico e militare. Il nuovo compito,

                decisamente  impegnativo,  gli  consentí  allo  stesso  tempo  di

                illuminare la posterità e di mettere in imbarazzo Roma: «Vedi, –
                scrisse Bernegger a un amico (luterano e kepleriano), – a che

                livello  di  stupidità  sono  giunti  questi  porporati:  non
                permettiamo loro di privare le persone per bene di un’opera cosí

                grande».  La  casa  editrice  Elsevier  di  Strasburgo  pubblicò  la
                versione latina di Bernegger, dal titolo Systema cosmicum, nel

                1635; il volume conteneva anche l’ermeneutica condannata di
                Foscarini e – quasi – la lettera a Cristina, allora ancora inedita,

                che  dovette  essere  pubblicata  separatamente  perché  la
                                                                                  54
                traduzione latina di Diodati non arrivò in tempo .
                    La  versione  a  stampa  della  Lettera  a  Madama  Cristina  di
                Lorena conteneva una prefazione in difesa di Galileo, redatta da

                Diodati mettendo insieme un certo numero di passaggi tratti da
                lettere  di  Galileo.  Dava  la  colpa  di  tutto  a  nemici  rancorosi,

                implacabili e – tranne che nel caso dei gesuiti – anonimi. Ciò

                che  piú  aveva  ferito  Galileo,  come  aveva  scritto  a  Fabri  de
                Peiresc  e  a  Diodati,  e  come  Diodati  scrisse  nella  propria

                prefazione,  era  l’accusa  infamante  di  non  essere  un  buon
                cattolico: «nella lettura di tutte l’opere mie non sarà chi trovar

                possa pur minima ombra di cosa che declini dalla pietà e dalla
                                      ta
                riverenza  di  S.   Chiesa  […]  molti  ben  piú  dottamente,  ma
                niuno, anco dei Santi Padri, piú piamente né con maggior zelo
                            ta
                verso S.  Chiesa, né in somma con piú santa intenzione di me,
                havrebbe potuto procedere e parlare». Forse un interprete un po’
                rigido potrebbe notare un pizzico di devozione o di zelo nella

                collaborazione data da Galileo alla pubblicazione della Lettera a
                Madama Cristina di Lorena, in quanto egli mise a disposizione
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