Page 494 - Galileo. Scienziato e umanista.
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né Scheiner ritenevano che l’eliocentrismo fosse, o fosse stato
                dichiarato, un’eresia. La perplessità iniziale di Cartesio e il suo

                modo  di  risolvere  la  cosa  possono  essere  indicativi
                dell’atteggiamento dei cattolici moderati all’esterno della Roma

                in  cui  infuocava  la  polemica:  in  un  primo  tempo  pensò  di
                bruciare, o di nascondere, il manoscritto in cui aveva sviluppato

                la  propria  versione  del  sistema  condannato;  poi  gli  venne  in

                mente  che  visto  che  né  il  papa  né  il  consiglio  avevano
                condannato il copernicanesimo, esso non costituiva un’eresia o

                una  questione  di  fede:  «non  perdo  totalmente  la  speranza  che
                non  accada  quanto  già  è  accaduto  per  gli  Antipodi,  che  un

                                                                                                   26
                tempo  erano  stati  condannati  quasi  alla  stessa  maniera» .  I
                matematici  alla  portata  di  Roma  censurarono  sé  stessi  e  si

                astennero dal discutere il sistema copernicano, caratterizzandolo
                come  un’ipotesi  o  una  supposizione  quando  erano  costretti  a

                farlo.  Solo  Galileo  subí  le  conseguenze  di  averlo  insegnato  e
                difeso.

                    Le circostanze della sfida di Galileo alla Chiesa, il suo zelo
                nel sostenere una dottrina dichiarata contraria alle Scritture, la

                sua  invenzione  di  un’ermeneutica  in  grado  di  scardinare
                l’autorità  costituita  nell’interpretazione  della  Bibbia,  il  suo

                schietto disprezzo per le persone che non erano d’accordo con

                lui,  il  suo  trattamento  del  volontarismo  di  Urbano:
                sembrerebbero  elementi  sufficienti  per  la  sua  caduta.  Alcuni

                storici  aggiungono  le  pressioni  esercitate  su  Urbano  dalla
                Spagna, che – si sostiene – egli avrebbe pensato di poter ridurre

                dimostrando  la  propria  attenta  vigilanza  contro  l’«eresia  di
                Galileo».  Ma  questi  storici  si  sbagliano  di  diversi  ordini  di

                grandezza:  la  fazione  spagnola  pretendeva  che  Urbano
                intervenisse  vigorosamente,  cioè  finanziariamente,  sul  lato

                asburgico  della  guerra  in  atto,  e  che  rivedesse  la  propria
                decisione  di  cambiare  rotta  rispetto  alla  politica  attuata  da  tre

                generazioni  di  suoi  predecessori,  che  avevano  appoggiato  la
                crescita dell’influenza spagnola a Roma. Galileo era un trofeo di
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