Page 456 - Galileo. Scienziato e umanista.
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malsano  accoppiamento  della  teologia  con  la  filosofia  aristotelica  su  cui

                      domenicani e gesuiti hanno costruito i loro imperi.
                         Galileo: D’accordo. Piú sarà forte l’argomento in favore di Copernico,

                      piú efficacemente negheremo che sia mai possibile sapere se il suo sistema
                      è quello vero.

                         Urbano: Certamente. E per essere sicuri che non vi allontanerete dalla
                      linea  che  abbiamo  oggi  deciso,  chiederemo  ai  vostri  amici  Ciampoli  e

                      Riccardi di lavorare con voi alla prefazione e al poscritto. Il vostro Dialogo
                      sarà come uno scudo contro coloro che vorranno derivare la verità assoluta

                      da una fonte diversa dalla Santa Chiesa. Ripongo in voi la mia fiducia – con
                      la sorveglianza di Ciampoli e di Riccardi  174 .



                    Una settimana dopo il lungo colloquio con Urbano, Galileo

                cenò, su invito di Morandi, con Raffaello Visconti e Ludovico
                Corbusio: si può dedurre la ragione dell’incontro dalle posizioni

                occupate  da  questi  due  personaggi.  Corbusio  era  stato
                inquisitore  a  Firenze  ed  era  ora  diventato  consultore  del

                Sant’Uffizio; Visconti, che Galileo aveva conosciuto per tramite

                di Morandi nel 1624, era diventato il vice di Riccardi e avrebbe
                letto  il  Dialogo  per  conto  della  censura  romana.  Il  17  giugno
                Urbano parlò a Riccardi del libro             175 . Fu forse in quell’occasione

                che il papa diede a Riccardi i tre ordini che egli ripeté un anno

                dopo,  a  nome  di  Urbano,  all’inquisitore  fiorentino  Clemente
                Egidi. Primo: il titolo non deve fare riferimento alle maree, ma

                indicare  una  trattazione  matematica  della  concezione
                copernicana.  Secondo:  «con  fine  di  provare,  che  rimossa  la

                rivelazione di Dio, e la dottrina Sacra si potrebbero salvare le
                apparenze  in  questa  posizione»,  Galileo  avrebbe  dovuto

                svolgere tutte le obiezioni contro l’ipotesi copernicana suggerite
                dall’esperienza e dalla filosofia peripatetica. Terzo: «Deve […]

                mostrarsi, che quest’opera si faccia solamente per mostrare, che
                si sanno tutte le ragioni, che per questa parte si possono addurre,

                e che non per mancamento di saperle, si sia in Roma bandita
                questa sentenza»        176 .
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