Page 452 - Galileo. Scienziato e umanista.
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Gabriel        Naudé,        che       era      arrivato       a     Roma         quasi
                contemporaneamente  a  Inchofer  per  diventare  bibliotecario  di

                un cardinale francese, Jean-François de Bagny, pensava di no.
                Naudé suggerí a Inchofer che la lettera era un falso realizzato

                dagli abitanti di Messina: «Rispose di conoscere tutte le ragioni
                per pensarlo, cosí come le conoscevo io, e che aveva scritto il

                libro  per  compiacere  e  obbedire  ai  propri  superiori  [...]  e  che

                non  credeva  affatto  a  quanto  era  scritto  nella  lettera».  Grazie
                alla logica imparata studiando con Cremonini, Naudé dedusse

                che  Inchofer  fosse  «un  uomo  abile  e  astuto»                   166 .  Che  fosse
                disponibile  a  fare  il  lavoro  sporco  di  altri  lo  si  capisce

                chiaramente  da  uno  dei  molti  pseudonimi  che  si  inventò  piú
                tardi per firmare i propri testi: Benno Durkundurkhus S[k]lavus,

                forse la versione tedesco-latina semplificata «Benno, schiavo (o
                Slavo)  integrale»  (durch  und  durch,  «completamente»,  «da

                cima a fondo»).
                    Durkundurkhus  deve  aver  avuto  un  fascino  considerevole.

                Ottenne  una  decisione  dai  qualificatori  del  Sant’Uffizio  e  dal
                Padre Mostro che il precedente decreto relativo alla lettera della

                Vergine  si  applicava  soltanto  alle  affermazioni  circa  la  sua
                autenticità; «ma se l’autore si limita a proporre [la propria tesi]

                come  probabile,  o  non  impossibile  […]  può  pubblicare  una

                seconda  edizione  del  suo  libro,  corretta  rispetto  alla
                precedente».  E  cosí  effettivamente  fece,  con  la  parola

                «congettura»  al  posto  di  «verità  convalidata»,  usando  la
                medesima  gamma  di  trucchi  che  Ingoli  aveva  utilizzato  per

                migliorare il De revolutionibus di Copernico. Inchofer divenne
                un  grande  amico  di  Riccardi  e  un  consigliere  politico  di

                Francesco Barberini. In questa posizione, che occupò dal 1637
                al 1647, Inchofer avrebbe avuto varie occasioni per rivelare il

                proprio  carattere  a  Naudé,  che  divenne  bibliotecario  di
                Barberini  nel  1641        167 .  Fu  grazie  a  Riccardi,  che  aveva  mal

                giudicato il suo carattere, che Inchofer, che era appena riuscito a
                liberarsi delle accuse mosse contro il proprio lavoro, ebbe posto
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