Page 450 - Galileo. Scienziato e umanista.
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l’intera  Rosa  Ursina  per  conto  della  censura  dei  gesuiti  –  o
                almeno aveva detto di averlo fatto               161 . A differenza di Scheiner,

                Grassi aveva troppi impegni durante gli anni Venti del Seicento
                per sprecare tempo a leccarsi le ferite inflitte dal Saggiatore. Ma

                il pazzo, l’asino, la bestia, il bisonte, lo scorpione e il serpente
                trovarono  abbastanza  tempo  libero  tra  un  impegno  e  l’altro

                come  professore,  prorettore  e  bibliotecario  del  Collegio

                Romano, oltre che architetto e costruttore della propria chiesa,
                per  pubblicare  una  risposta  al  Saggiatore,  uscita  a  Parigi  nel

                1626,  senza  i  consueti  permessi           162 .  Come  sappiamo,  giocò  la
                carta  –  pesante,  dal  punto  di  vista  teologico  –  dell’eucaristia.

                Grassi  riconobbe  che  Galileo  aveva  detto  troppo  poco
                sull’atomismo  per  consentire  di  comprendere  appieno  quale

                fosse la sua opinione circa la transubstanziazione. «Non si può
                tuttavia  evitare  di  dar  libero  corso  ad  alcuni  scrupoli  che  mi

                preoccupano»: in sostanza, si riteneva che l’atomismo meritasse
                una sanzione maggiore dell’astronomia copernicana. «[…] ciò

                che  non  è  stato  concesso  per  l’opinione  del  moto  della  terra,
                benché  la  sua  immobilità  non  sia  considerata  tra  i  punti

                fondamentali della nostra Fede, sarà ancor meno lecito, se non
                vado errato, per ciò che costituisce o il punto essenziale della

                fede o ciò che contiene ogni altro punto essenziale»                    163 .

                    Galileo  considerò  le  accuse  circa  l’eucaristia  tanto
                vergognose  quanto  prive  di  qualsiasi  efficacia:  Il  Saggiatore

                aveva  infatti  ricevuto  l’imprimatur  dalle  piú  alte  autorità,
                mentre  la  risposta  di  Grassi  non  aveva  ricevuto  neanche  il

                permesso delle autorità locali. I gesuiti romani ripararono allora
                alla mancanza pubblicando una nuova edizione dell’opera con

                tutti  i  permessi  necessari.  Galileo  pregò  allora  Castelli,  i  cui
                servigi verso i Barberini lo avevano avvicinato a Ciampoli e ad

                altri alti funzionari, di chiedere a Riccardi se le accuse di Grassi
                avessero ora qualche peso. Riccardi rispose che pensava di no, e

                che avrebbe sempre preso le parti di Galileo – ma non in tutte le
                piccole questioni che avrebbero potuto essere sollevate presso il
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