Page 453 - Galileo. Scienziato e umanista.
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nella commissione che si trovava a decidere se accusare Galileo
o meno. Attraverso di lui Grassi e Scheiner poterono far sentire
la loro voce nel dibattimento.
4. Lo sbilanciamento.
4.1. Adattamento.
«Oh che grata oh che pretiosa mancia mi ha dato V. S. in
questo Natale, col darmi avviso delli suoi Dialogi felicemente
terminati!»: cosí Ciampoli, che aveva insistito perché Galileo
portasse a termine il proprio capolavoro, reagí alla notizia che
dopo trent’anni di lavoro intermittente Galileo era finalmente
riuscito a completarlo 168 . Il Natale in questione era quello del
1629. La primavera successiva, mentre Galileo stava portando a
termine il lavoro di rifinitura, Castelli e Buonarroti, il
matematico e il poeta, lavoravano affinché l’opera non
incontrasse ostacoli a Roma. Poiché infatti Cesi e le linci si
erano assunti il compito dare alle stampe l’opera, cosí come
avevano fatto con Il Saggiatore, Galileo aveva bisogno di
ottenere il permesso di stampare a Roma. Castelli riferí che
Riccardi, da poco nominato maestro del sacro Palazzo, era
bendisposto, e che Ciampoli si sarebbe dato da fare per ottenere
l’assenso di Urbano. Il cardinale nipote, protettivo, nutriva
tuttavia qualche riserva a proposito dell’argomento delle maree.
Castelli lo rassicurò. L’argomento, spiegò, era del tutto
ipotetico: se la Terra avesse un moto diurno e uno annuale le
maree avrebbero necessariamente luogo. Il cardinale obiettò che
se la Terra si muovesse cosí sarebbe una stella, cosa che gli
sembrava contraria alle Scritture. «A questo io risposi che V. S.
haverebbe […] provato che la terra non era una stella; cosa che
credo li sarà facilissima, quanto è facile provare che la luna è
luna, e non terra, Marte è Marte, e non luna né Venere, etc.». Al
che l’acuto cardinale replicò che Galileo avrebbe fatto meglio a