Page 441 - Galileo. Scienziato e umanista.
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Riuscí a uscirne lodando la poesia di Urbano: è piú grande di
                Dante, di Platone, di Mosè – è anzi un nuovo Davide, un nuovo

                Orfeo.  I  suoi  poemi  eccellono  in  sostanza  e  metro,  in
                grammatica e filosofia; inaspettatamente, anche in libertà. (La

                libertà  si  riferisce  alle  regole  aristoteliche,  che  Campanella
                aveva  invitato  ad  abbandonare  già  molti  anni  prima)                           127 .

                Continuando  su  questa  linea,  «con  serietà  compunta  e  con

                erudizione  prolissa»,  Campanella  fece  appello  a  una  vanità
                «oltre i limiti del buon gusto e magari del modesto buon senso».

                Eppure  riuscí  a  fare  strada:  richiamò  l’attenzione  sui  sublimi
                versi  di  Urbano  lodando  le  scoperte  astronomiche  di  Galileo,

                come presagi di un nuovo mondo delle lettere e di un’armonia
                religiosa di cui la cristianità avrebbe presto goduto. Le parole

                del  papa  irraggiavano  dal  centro  cosí  come  fanno  i  raggi  del
                Sole  «secondo  Copernico».  Quando  era  ancora  cardinale,

                Urbano non si era forse assicurato che «l’opinione del grande
                Copernico,          purgata        dall’errore,        potesse        essere       letta

                ipoteticamente, a vantaggio dei filosofi e per la salvezza dello
                Stato?»    128 .  Il  brillante  papa-poeta,  «dalla  cui  casa  inizia  ad

                albeggiare  un  nuovo  giorno  nella  protezione,  promozione  e
                riforma delle muse divine», meritava qualcosa di speciale. Non

                dovremmo forse battezzare con il suo nome quelle protuberanze

                che  Galileo  aveva  scoperto  attorno  a  Saturno,  e  che  ancora
                rimanevano inutilizzate          129 ?

                    Urbano abboccò. Nel 1628, dopo aver ritirato velocemente il
                proprio  stravagante  encomio  degli  impegni  del  papa  nei

                confronti  del  copernicanesimo,  Campanella  cambiò  la  propria
                cella  nelle  carceri  dell’Inquisizione  per  una  nel  convento  di

                Santa Maria sopra Minerva. Alcuni mesi piú tardi, nel gennaio
                del  1629,  ottenne  definitivamente  la  libertà              130 .  Urbano  aveva

                compiuto  questo  gesto  di  clemenza  per  paura,  oltre  che  per
                vanità. Pensava di aver bisogno dell’abilità di Campanella per

                contrastare  le  previsioni  degli  astronomi  piú  affidabili  che  il
                denaro  potesse  comprare:  per  mesi  si  erano  affannati  a  far
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