Page 438 - Galileo. Scienziato e umanista.
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evita di sembrare intelligente, e ricorda che la pazienza, per un
uomo di corte, è ciò che la castità, la povertà e l’obbedienza è
per un monaco – se fai tutto questo potresti avere successo,
prima di cadere 117 .
La caduta era inevitabile, se non altro perché il papa
successivo avrebbe sostituito i clienti e le creature del proprio
predecessore con i propri. Nel frattempo l’uomo di corte,
all’interno della Curia, doveva parlare e scrivere con un
linguaggio morto, superare le insidie di una società costituita da
soli uomini, conciliare l’arte profana con le Sacre Scritture,
eludere le dispute tra gli ordini religiosi, evitare di
compromettere le alleanze politiche, cercare il favore dei
cardinali papabili 118 . Inutile dire che la persona piú esposta alle
congiure e ai capricci del Vaticano e degli eventi esterni che li
causavano era Sua Urbanità, il pontefice stesso.
3.1. Domenicani.
Tra gli uomini della corte, Tommaso Campanella era un
acrobata di altissimo livello, sempre sul filo del rasoio.
Conoscente di Galileo e suo mancato corrispondente, trascorse
27 anni in carcere, a Napoli, prima di essere liberato nel 1626.
Durante questi anni aveva scritto molte cose compromettenti: la
previsione di uno scisma imminente nel papato e della
dissoluzione del Collegio dei cardinali, per esempio, una notizia
che trasmise a Paolo V, «perché mi fa questa carità inspirata da
Dio, mi parve avvisar Vostra Beatitudine» 119 . Campanella
aveva avuto l’informazione grazie alla «benevolenza di Dio» e
alla propria lettura delle stelle: aveva appreso l’astrologia da
Della Porta e aveva commesso l’errore fatale di calcolare il
successo del proprio complotto contro il governo spagnolo di
Napoli a partire dalla propria eminente genitura. In prigione
aveva avuto il tempo di raffinare le proprie tecniche, tanto che
cittadini in vista e alti prelati si recavano nella sua cella per
consultazioni di carattere astrologico, nonostante la sua