Page 417 - Galileo. Scienziato e umanista.
P. 417

conseguenze  del  ragionamento  di  Galileo:  dato  che  il
                movimento  comune  non  ha  effetto  alcuno  sul  comportamento

                dei corpi che lo condividono, il grave lasciato cadere dall’albero
                deve  cadere  sul  ponte  nel  medesimo  arco  di  tempo,  a

                prescindere dalla velocità della barca. Come deve apparire tale
                traiettoria di caduta a un osservatore che si trovi sulla riva? Con

                una bella intuizione, Sagredo si rende conto che il grave lasciato

                cadere appare, agli occhi dell’osservatore sulla riva, allo stesso
                modo in cui una palla da cannone sparata a bruciapelo appare

                agli occhi di un artigliere: la velocità orizzontale trasmessa dal
                cannone è analoga al moto condiviso dalla barca e da tutti gli

                oggetti  che  essa  trasporta.  Dall’analogia  segue  che  palle  da
                cannone sparate orizzontalmente da una data altezza colpiscono

                il terreno dopo il medesimo lasso di tempo, a prescindere dalla
                gittata.  «Or  par  meravigliosa  cosa»,  conclude  Sagredo;  e

                Salviati: «La considerazione per la sua novità è bellissima […] e
                                                                      85
                della  sua  verità  io  non  ne  dubito» .  Non  c’è  bisogno  di
                esperimenti in una filosofia naturale ben costruita.
                    Per  nulla  disposto  a  essere  superato,  Salviati  avanza  due

                belle  riflessioni  che  lasciano  temporaneamente  Sagredo  senza
                parole: «non potrei a bastanza con parole esprimer quanto ella

                mi  par  maravigliosa».  La  prima  riflessione  prende  in

                considerazione la traiettoria nello spazio di una pietra lasciata
                cadere da una torre, supponendo che possa raggiungere il centro

                della Terra. Supponiamo che lo raggiunga lungo un semicerchio
                che lo mantenga sempre in contatto con la torre AD (fig. 7.1)

                finché non colpisce il terreno nel punto F. Nel tempo t la Terra
                ruota di un angolo α = ωt e la pietra cadendo verticalmente di

                BX.  Dato  che  AYX  ≈  2α,  la  velocità  della  pietra  lungo  la
                tangente  in  X,  v ,  sta  alla  velocità  prima  che  la  pietra  sia
                                         X
                lasciata cadere da A, v , come 2ωt × YX sta a ωt × AO. Ma XY
                                               A
                = AY = AO/2, quindi v  : v  = 1. Cadendo, la pietra si sposta da
                                                      A
                                                X
                un  cerchio  all’altro  senza  cambiare  velocità  e,  se  le  fosse
   412   413   414   415   416   417   418   419   420   421   422