Page 415 - Galileo. Scienziato e umanista.
P. 415
75
prospettiva» . Salviati e Sagredo si sforzano di insegnare a
Simplicio la vera ragione della luce secondaria della Luna, ma il
compito si rivela difficile, perché lui continua a ricadere
nell’incorruttibilità e non riesce proprio ad assimilare la Luna
76
alla Terra . Tutti e tre respingono la possibilità della vita
umana sulla Luna, un concetto pericoloso che Galileo aveva
77
sempre ripudiato . L’insolita concordia si spezza per dare
spazio alla gratuita distruzione di Scheiner per aver ricondotto
l’alone lunare alla luce del Sole che si diffonde attraverso il
78
corpo della Luna, oltre che per plagio, inganno e stupidità .
Ma ci sono anche altri noti draghi da uccidere: i Delle
Colombe, i Chiaramonti e i loro simili, che hanno degradato la
mente umana rendendola schiava dell’autorità degli antichi
79
greci, che non disponevano di telescopi . Certo, ammette
Salviati: non possiamo conoscere la creazione di Dio in modo
estensivo, in tutti i suoi dettagli; ma (rispondendo a Barberini?)
«di quelle poche intese dall’intelletto umano credo che la
cognizione agguagli la divina nella certezza obiettiva, poiché
arriva a comprenderne la necessità, sopra la quale non par che
possa esser sicurezza maggiore». Simplicio: «Questo mi pare un
parlar molto resoluto ed ardito». Lo era. Sagredo: «Andiamo a
fare un giro in gondola; domani vi starò attendendo amendue
80
per continuare i discorsi cominciati» .
Seconda giornata. I tre si incontrano nuovamente per
ascoltare Salviati presentare delle dimostrazioni fisiche del
moto diurno della Terra e distruggere gli argomenti che vi si
opponevano. Salviati si dimostra fin troppo persuasivo: come
lui stesso riconosce, gli piace far sfoggio della propria bravura;
deve quindi affrettarsi a coprirsi nuovamente: «sono indifferente
tra queste opinioni e solo a guisa di comico mi immaschero da
Copernico in queste rappresentazioni nostre». «[Q]uello che
internamente abbiano in me operato le ragioni che par ch’io
produca in suo favore, non voglio che voi lo giudichiate dal mio
parlare mentre siamo nel fervor della rappresentazione della