Page 414 - Galileo. Scienziato e umanista.
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stessa. Non esistono cose come le rocce lunari e le parti dei
pianeti: quei corpi sono infatti incorruttibili, infrangibili e
perfettamente sferici, incastonati in un firmamento piú duro del
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diamante . Questo, comunque, è quello che Galileo fece
credere a Simplicio, sebbene già allora molti peripatetici
avessero sostituito le sfere solide, opera dei commentatori arabi
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di Aristotele, con i cieli piú morbidi di Tycho Brahe .
La discussione non aveva fatto progressi, e Sagredo pensa di
sapere perché. Come la maggior parte dei filosofi, Simplicio
teme la libertà: «a chi si ha da ricorrere per definire le nostre
controversie, levato che fusse di seggio Aristotile? qual altro
autore si ha da seguitare nelle scuole, nelle accademie, nelli
studi?» La ripugnanza per un vuoto filosofico è senza dubbio
una forza importante nel mondo: «si deve desolar quella
fabbrica, sotto la quale si ricuoprono tanti viatori?»
Rispondendo 2000 anni dopo, Sagredo paragona i peripatetici
ostinati a quei fini gentiluomini che, avendo investito grandi
somme nei propri palazzi, in quadri, mosaici, marmi e affreschi,
rifiutano di ammettere che l’intera struttura ha però bisogno di
essere sostituita, e tentano di farla stare in piedi alla bell’e
meglio con accorgimenti quali catene, puntelli, cunei. Al che
Salviati aggiunge che per introdurre una nuova filosofia un
riformatore deve fare molto di piú di confutare un filosofo o un
altro: «bisogna prima imparare a rifar i cervelli degli uomini, e
rendergli atti a distinguere il vero dal falso, cosa che solo Dio [e
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i suoi profeti] la [possono] fare» .
Salviati e Sagredo attaccano nel modo piú ovvio. Che cos’hai
da dire, Simplicio, sulle novae, sulle comete, sulle macchie
solari, sulle montagne della Luna? Simplicio si appella alla
Luna cristallina di Delle Colombe e alle stelline solari di
Scheiner, teorie allora ampiamente screditate e, nel caso di
Scheiner, abbandonate dal loro stesso autore. Chiunque non
veda che le montagne e le macchie si trovano sulle superfici dei
luminari soffre dell’«infimo grado d’ignoranza di