Page 402 - Galileo. Scienziato e umanista.
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                agli equinozi . Non si può sapere altro delle «ferme e costanti
                connessioni necessarie» delle maree, tranne il fatto che le teorie

                che  invocano  forze  che  agiscono  direttamente  sull’acqua  non
                sono che vuote fantasie:




                      le quali tantum abest che siano o possano esser cause del flusso, che per
                      l’opposito il flusso è causa di quelle, cioè di farle venire ne i cervelli atti piú

                      alla  loquacità  ed  ostentazione,  che  alla  specolazione  ed  investigazione
                      dell’opere piú segrete di natura; li quali, prima che ridursi a profferir quella

                      savia  ingenua  e  modesta  parola  Non  lo  so,  scorrono  a  lasciarsi  uscir  di

                      bocca, ed anco della penna, qual si voglia grande esorbitanza  38 .


                    Si trattò della piú grande finta della carriera di Galileo.

                    Una volta resa, in questo modo, la propria teoria delle maree
                sufficiente  (i  moti  copernicani  sono  sufficienti  a  spiegarle),

                necessaria  (nessun’altra  teoria  funzionerebbe)  e  offensiva,
                Galileo  poté  passare  a  contrastare  le  obiezioni  al  moto  della

                Terra.  Esisteva  un  facile  bersaglio:  un  saggio  composto  da

                Ingoli come seguito della loro disputa dell’inverno del 1615-16
                a  Roma.  Da  allora  Ingoli  aveva  fatto  carriera  infierendo
                continuamente  sull’astronomia  copernicana:  era  diventato  un

                piccolo  eroe  per  aver  retto  un  contrattacco  di  Keplero,  che

                respingeva  le  sue  argomentazioni  teologiche  e  nell’Epitome
                astronomiae Copernicanae, appena pubblicata, faceva il nome

                di  Ingoli  per  le  risposte  da  lui  offerte  alle  obiezioni  fisiche  e
                matematiche  da  lui  proposte.  Ingoli  rispose  conducendo  la

                campagna che portò alla condanna dell’Epitome da parte della
                Congregazione  dell’Indice.  In  questo  modo  continuava  a

                prosperare.  Quando  nel  1624  Galileo  decise  di  attaccarlo,
                occupava          l’importante         posizione         di     segretario        della

                Congregazione  per  la  Propaganda  della  Fede  istituita  da  papa
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                Gregorio XV nel 1622 . Protetto dai Ludovisi, i benefattori dei
                gesuiti, Ingoli costituiva un buon bersaglio per un copernicano
                che non aveva paura delle conseguenze.
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