Page 395 - Galileo. Scienziato e umanista.
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Galileo aveva condiviso l’entusiasmo degli uomini di lettere
                e  delle  linci  all’alba  della  nuova  età  e  si  affrettò  a  soddisfare

                Urbano,  che  si  aspettava  una  visita  di  congratulazioni.  Forse
                non  sapeva  che  uno  dei  primi  atti  del  nuovo  papa  era  stato

                quello  di  fare  pressione  sui  veneziani  perché  rinunciassero  a
                erigere un grande monumento a Paolo Sarpi, morto nel gennaio

                del 1623. Ma non fu il riguardo nei confronti di Sarpi a ritardare

                di quasi un anno il viaggio di Galileo ma, come al solito, una
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                salute  e  un  tempo  non  buoni .  Le  linci  fecero  costantemente
                presente a Urbano la persona e i suoi progetti, facendo sí che
                fosse  dedicato  al  papa  «il  Saggiatore  del  nostro  Galilei,  del

                Fiorentino scopritore non di nuove terre, ma di non piú vedute
                parti  del  cielo.  Questo  contiene  investigazioni  di  quegli

                splendori celesti, che maggior maraviglia sogliono apportare».
                A  cena  Ciampoli  leggeva  a  Urbano  alcuni  passi  scelti

                dell’opera.  Il  papa  apprezzò  le  frecciate  ai  gesuiti,  lesse  per
                conto proprio il resto del libro ed espresse ammirazione e affetto

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                per l’autore .
                    Sulla  via  di  Roma  Galileo  si  fermò  ad  Acquasparta,  per

                riposarsi  e  fare  qualche  progetto  con  Cesi.  Durante  la  sosta
                ricevette  la  notizia  che  Cesarini,  che  gli  aveva  scritto

                esprimendo il desiderio ardente di rivedere Galileo, si era infine
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                arreso  alla  malattia .  La  morte  triste  e  prematura  di  Cesarini
                aveva spremuto da Ciampoli, suo compagno inseparabile, una

                rara espressione di autentica emozione: «Et io havevo ambitione
                che il nostro affetto fusse divenuto esemplare alla Corte, e noto

                all’Italia,  insegnando  agl’Ingegni  lividi  e  litigiosi  che  la
                comunanza  degli  scritti  è  legame  d’amore,  non  fomite  di

                discordie».  La  morte  di  Cesarini  fu  anche  un  duro  colpo  alla
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                causa del Saggiatore : portò infatti alla luce sottilissime crepe
                nei  legami  fra  le  varie  linci,  e  tra  loro  e  i  Barberini.  Cesarini
                aveva  chiesto  di  essere  sepolto  con  l’abito  da  gesuita  in  una

                chiesa  della  Compagnia;  all’oscuro  dei  suoi  amici,  aveva
                mercanteggiato  schizofrenicamente  con  il  preposito  generale
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