Page 394 - Galileo. Scienziato e umanista.
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madre Cristina, che avrebbe retto il governo finché l’erede,
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Ferdinando II, non ebbe l’età per regnare, nel 1628 . Sebbene
Ferdinando non si curò di opporsi al bigottismo della nonna in
questioni di religione, cercò di bloccare il furto del Ducato di
Urbino da parte di Urbano, che il giovane granduca reclamava
in base alla propria promessa sposa-bambina Vittoria della
Rovere e ad altri legami dinastici. L’acquiescenza di Cristina di
fronte al rifiuto, opposto dal papa, alla rivendicazione fatta del
nipote, pose fine a tutte le proteste. Urbano cercò poi di ripetere
l’avventura a Castro e a Mantova, con conseguenze disastrose
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dal punto di vista finanziario .
«Mentre Clemente VIII veniva normalmente sorpreso
immerso nella lettura delle opere di san Bernardo, e Paolo V
negli scritti del beato Giustiniano di Venezia, sul proprio tavolo
da lavoro Urbano VIII aveva i suoi ultimi componimenti poetici
o progetti per delle fortificazioni». Cosí Leopold Ranke
descrisse la differenza tra Barberini e i suoi immediati
predecessori, giustapponendo la sua umanità alla sua durezza, la
sua devozione nei confronti delle arti alla sua ambizione di
potere. Ossessionato dall’essere, e dal mostrare di essere, un
grande principe, non accettava consigli, era molto volubile nelle
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proprie decisioni ed era soggetto a chiari di Luna . «Con dolce
Urbanità regger la terra [intende]. | […] E cosí divisato il nome
prende | D’Urbano, e ’l grido fuor s’apre, e disserra. | E
dall’Occaso all’Indico Oceano, | Urbano il mondo, e ’l ciel
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risuona Urbano» . Poiché «urbano» significa anche «della
città», urbanizzare il mondo significava imporre a esso la Roma
papale. A Roma, alla potente colonia spagnola guidata dal
bellicoso cardinale Borgia non importava questa visione di un
impero sotto lo scettro di un papa francofilo. Né faceva piacere
alla Compagnia di Gesú, il cui santo fondatore, molti dei suoi
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prepositi generali e molti dei suoi membri erano spagnoli . La
loro contesa con Urbano rischiò di culminare durante l’attacco
finale portato da Galileo al Sant’Uffizio.