Page 387 - Galileo. Scienziato e umanista.
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La risposta di Galileo al terzo esame, con cui Sarsi rispose
                abilmente agli esperimenti in difesa della teoria delle comete di

                Aristotele,  portò  a  due  risultati  aurei  cari  ai  Galileisti.  Uno
                riguarda le storie prese dall’antichità circa la fusione delle punte

                di  freccia  e  la  cottura  delle  uova.  Se  volete  sapere  come  si
                riscaldano  le  frecce  in  volo,  consigliò  Galileo  a  Sarsi,  dovete

                leggervi  il  vostro  Ariosto.  Guardate  allo  scontro  fra

                Mandricardo  e  Ruggiero:  fu  talmente  violento  che  le  schegge
                delle loro lance presero fuoco – non per l’attrito dell’aria, ma

                perché l’impatto ha scagliato i detriti nella sfera del fuoco, da
                cui  sono  poi  ricaduti  incandescenti,  «[come  scrive  lo  storico]

                Turpino il quale ognun sa quanto sia veridico e quanto bisogni
                credergli»     199 .  Dopo  quest’abile  sfruttamento  dell’ironia  di

                Ariosto,  Galileo  applicò  una  logica  ugualmente  leggera  alla
                cottura delle uova. Sig. Sarsi, disse, ho fatto l’esperimento ed è

                fallito; anziché mettere in dubbio le antiche autorità – sarebbe
                presuntuoso  da  parte  mia  –  dobbiamo  assumere  che  ai  nostri

                esperimenti mancava qualcosa che era invece presente nei loro:
                «ora, a noi non mancano uova, né fionde, né uomini robusti che

                le  girino  […]  e  perché  non  ci  manca  altro  che  l’esser  di
                Babilonia,  adunque  l’esser  Babiloni  è  causa  dell’indurirsi

                l’uova»    200 .

                    «Or  vegga  V.  S.  Illustrissima,  tornando  al  primo  mio
                proposito…»  La  seconda,  celebre  digressione  parte  da  una

                lunga argomentazione contro l’affermazione aristotelica in base
                alla  quale  il  moto  produce  calore.  Assurdo,  urla  l’aquila:  la

                dissoluzione dei corpi solidi provoca il rilascio delle finissime
                particelle di fuoco che essi contengono, e queste, penetrando nel

                corpo degli animali, producono al loro interno una sensazione di
                calore. Quando la dissoluzione avviene per attrito si può dire,

                seppure  impropriamente,  che  il  moto  causa  il  calore.  In  ogni
                caso,  tuttavia,  affinché  si  abbia  calore  parte  del  corpo  deve

                consumarsi, e deve venir rilasciata un’emanazione fine. Questo
                è tutto ciò che bastava a Galileo per sostenere che una cometa
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