Page 381 - Galileo. Scienziato e umanista.
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riportato molte cose che non poteva aver rubato dal messaggero
                celeste   180 .

                    Nella  sua  vecchia  disputa  con  Capra  Galileo  aveva
                condannato il furto della proprietà intellettuale come peggiore

                dell’assassinio. Perdendo la vita si perde l’interesse per tutto il
                resto,  mentre  la  vittima  di  un  furto  di  proprietà  intellettuale

                sente  costantemente  la  perdita  «dell’onore,  della  fama  e  della

                meritata gloria, bene non ereditato, non dalla natura, non dalla
                sorte o dal caso, ma da i [suoi] studii, dalle proprie fatiche, dalle

                lunghe  vigilie  contribuito[gli]»          181 .  Galileo  non  aveva  nascosto
                le  proprie  idee  in  tema  di  plagio:  come  poté  allora  non

                prevedere quale sarebbe stata la probabile reazione di Scheiner
                al vedersi classificato come un ladro, o la rabbia del Collegio

                Romano al vedere uno dei propri professori rappresentato come
                un  idiota  troppo  perfetto  per  questo  mondo  imperfetto?  Il

                Saggiatore divertí gli amici di Galileo, moltiplicò i suoi nemici
                e  gli  portò  nuovi  lettori  che  erano  in  grado  di  apprezzarne  la

                brillantezza dello stile e le digressioni che hanno fatto di alcuni
                suoi  passaggi  delle  perle  nella  storia  della  scienza  e  per

                l’insegnamento della letteratura italiana.
                    Forse  la  piú  celebre  di  queste  famose  digressioni  è

                l’ammonizione  che  la  filosofia  non  è  una  favola  –  come,  per

                motivi  polemici,  Galileo  fa  pensare  a  Sarsi;  non  è  una  storia
                d’amore  come  l’Iliade  e  l’Orlando furioso,  «libri  ne’  quali  la

                meno importante cosa è che quello che vi è scritto sia vero»                         182 .
                Oh no, Sig. Sarsi, «La filosofia è scritta in questo grandissimo

                libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico
                l’universo), ma non si può intendere se prima non s’impara a

                intender la lingua, e conoscer i caratteri, ne’ quali è scritto. Egli
                è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi,

                ed altre figure geometriche, senza i quali mezi è impossibile a
                intenderne umanamente parola». Anche questo celebre passo è

                una  favola,  cui  Galileo  rimase  ancorato  e  che  in  seguito
                sviluppò:  i  triangoli  e  i  cerchi  non  ti  portano  molto  lontano
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