Page 380 - Galileo. Scienziato e umanista.
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pontefice), «ma tu superi gli altri di una distanza tanto grande
quanto quella che separa le stelle celesti dalla Terra». Il fedele e
laborioso Stelluti aggiunse un’ode elogiatica di 24 strofe, che si
concludeva con questa immagine, curiosamente non
copernicana: «Onde se da la vista | De le tue luci accorte | Tante
’l ciel pompe acquista, | Ei non permetterà ch’unqua t’apporte |
Il fosco oblio la morte; | Ma fin che gira intorno, | Splenderai tu,
d’illustre gloria adorno» 178 .
Da saggiatore, raramente Galileo dà un peso onesto alle cose.
Cavilla, confonde, disorienta e rappresenta male le cose con tale
brillantezza e inventiva da farsi passare come la parte offesa; e
per di piú dimessa, senza pretese, immancabilmente dalla parte
della ragione 179 . L’apertura inappropriata con cui Galileo
pareggia i conti con chi lo aveva plagiato e ne aveva sminuito le
scoperte, fra le legioni immaginarie dei suoi persecutori, è un
buon esempio della sua imparzialità. Dopo un’accusa generica,
attacca Simon Mayr con lancia e mazza, fuoco e spada – quel
Simon Mayr che, Galileo ne era convinto, aveva spinto Capra al
suo infame plagio e che, nel suo Mundus Jovialis (1614), aveva
raddoppiato il proprio affronto rivendicando di aver osservato i
satelliti di Giove indipendentemente da Galileo. Il crimine era
ancora piú ripugnante perché Keplero aveva preferito i valori
dei loro periodi che aveva fornito Mayr a quelli forniti da
Galileo (dai quali, in realtà, differivano di poco), e perché Mayr
– l’impudenza del ladro non conosce limiti! – aveva corretto la
scoperta di Galileo che le orbite dei satelliti giacciono in piani
paralleli all’eclittica. Galileo cercò in tutti i modi di evitare la
cosa, attribuendo il fatto a un effetto della prospettiva; ma, come
disse altrove, la natura preferisce i propri modi al nostro.
Fortunatamente gli fu risparmiato di vedere i nomi che Mayr
aveva dato ai satelliti – Io, Europa, Ganimede e Callisto –
prendere il posto di «stelle medicee». Nell’accusare Mayr («mio
antico avversario, invido inimico non sol di me, ma di tutto ’l
genere umano») Galileo trascurò di dire che Mayr aveva