Page 369 - Galileo. Scienziato e umanista.
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all’affermazione di Grassi che il telescopio non ingrandisce le
                stelle suggerisce che fosse in gioco qualcosa di piú dell’ottica e

                dell’amor  proprio.  Ecco  una  possibile  spiegazione.  Una  delle
                argomentazioni  principali  contro  il  sistema  copernicano,  che

                Tycho  aveva  considerato  come  conclusiva,  derivava  dalle  sue
                conseguenze  per  le  dimensioni  delle  stelle:  gli  strumenti  di

                Tycho erano in grado di rilevare distanze angolari di circa un

                minuto  d’arco,  ma  non  riuscirono  a  evidenziare  alcuna
                parallasse  annuale  nelle  stelle  fisse.  In  base  alla  teoria  di

                Copernico, la massima parallasse χ di una stella a distanza s dal
                Sole è pari a d/s, dove d è il diametro dell’orbita terrestre. La

                dimensione  apparente  α  di  una  stella  a  questa  distanza  è  c/d,
                dove  c  è  il  diametro  della  stella.  Prima  dell’introduzione  del

                telescopio, gli astronomi supponevano che α, per una stella di
                seconda o terza magnitudine, fosse circa pari a 1 minuto d’arco.

                Supponiamo che una di queste stelle abbia proprio la parallasse,
                irrilevabile, di 1´ circa: allora χ = α e c = d. Se Copernico avesse

                ragione, una stella di questo tipo, fatta rotolare lungo il piano
                dell’eclittica,  riempirebbe  esattamente  l’intera  orbita  terrestre.

                Era troppo mostruoso per essere vero: tanto Scheiner che Ingoli
                ritenevano fermamente che questa obiezione fosse fatale                       147 .

                    Nel Sidereus Nuncius Galileo aveva richiamato l’attenzione

                sul fatto che le stelle sembrano rimpicciolirsi quando vengono
                osservate  con  il  telescopio,  a  causa  della  perdita  di

                quell’irraggiamento  o  brillantezza  di  cui  vengono  dotate
                dall’occhio nudo. In ogni caso, secondo Galileo, il telescopio le

                ingrandisce  anche,  strappandole  forse  all’invisibilità  ma
                restituendo         loro       una       maggiore          brillantezza          grazie

                all’allargamento  del  loro  disco  (per  il  pianeta  Venere  Galileo
                aveva dedotto un vero ingrandimento, dopo la rimozione della

                scintillazione,  di  circa  2,5  grazie  a  un  telescopio  a  20
                ingrandimenti). Di conseguenza, nonostante egli sapesse che il

                disco  stellare  aveva  un’ampiezza  angolare  ben  inferiore  al
                minuto, accettò che fosse percepibile e immaginò che fosse pari
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