Page 362 - Galileo. Scienziato e umanista.
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grasso maiale, dall’idiota sconsiderato e dal pazzo scatenato
completo che Galileo, nel Saggiatore, aveva fatto credere che
fosse 133 .
Nel 1618, quando aveva 35 anni, il pazzo scatenato era già
succeduto a Maelcote ed era stato incaricato da Acquaviva di
fondare una scuola di architettura. La schermaglia tra Grassi e
Galileo si svolse in uno di quegli strani momenti della vita
religiosa destinati a produrre matematici e chiese per la gloria
del Signore. Non si tratta di sterile retorica: abbiamo da Grassi
una metafora allargata che collega la Vergine Maria e la Stella
Maris, da una parte, alla salvezza e ai matematici (visti come
navigatori) dall’altra. La matematica di Galileo arrivò soltanto
fino ai cieli; quella di Grassi fino al cielo piú importante. Nel
1622, quando Galileo stava dando gli ultimi ritocchi al
Saggiatore, Grassi mise in scena un’ascesa lirica al paradiso 134 .
L’occasione fu la canonizzazione dei santi Ignazio di Loyola e
Francesco Saverio: in base al libretto di Grassi, un gran numero
di gesuiti, in rappresentanza delle varie province dell’Ordine,
dall’Italia alla Cina, portarono doni ai celebranti mentre un coro
di angeli cantava e danzava su alcune nuvole. Lo spettacolo,
ambientato nell’antica Roma, richiedeva la costruzione sul
palco di una grande pira, cui veniva poi appiccato il fuoco,
conformemente al rito che trasformava gli imperatori morti in
divinità. Grassi progettò personalmente tutti i macchinari. Lo
spettacolo piacque a principi e prelati, che parlarono bene del
pazzo. Uno degli spettatori, il cardinale nipote Ludovico
Ludovisi, che si era dato da fare, insieme allo zio papa, per
arrivare alla canonizzazione di Loyola e di Saverio, fu cosí
colpito da garantire che Grassi avesse il posto di principale
architetto della chiesa che commissionò al Collegio Romano.
Non è un caso che la facciata della chiesa di Sant’Ignazio, forse
la piú grande chiesa costruita a Roma nel corso del XVII secolo,
assomigli all’abbozzo da lui preparato per la scena dell’apoteosi
lirica dei santi gesuiti. Entrambe queste opere, curiosamente