Page 351 - Galileo. Scienziato e umanista.
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stesso effetto, su Cesarini, di quello che le lezioni di matematica
                impartite  da  Galileo  a  Cosimo  avevano  avuto  su  Ciampoli,  e

                con il medesimo risultato. Il giovane erudito subí una sorta di
                battesimo (che ne lavò la mente, disse, come le acque minerali

                avevano  purgato  il  suo  corpo)  e  aprí  le  pagine  di  Euclide.  In
                breve tempo, nonostante una persistente aderenza alla filosofia

                dei gesuiti, divenne una lince materiale – o almeno cosí i Lincei

                romani,  compreso  Galileo,  decisero  a  una  riunione  della
                primavera  del  1616.  Nel  1618,  Cesarini  e  Ciampoli,  che

                condividevano  l’orientamento  omoerotico  dei  fondatori  dei
                Lincei,  vennero  ammessi  insieme.  Cesarini  ottenne  presto  il

                vertice dell’Accademia, come vicario dei Lincei romani durante
                la  prolungata  permanenza  di  Cesi  presso  la  presso  la  propria

                famiglia, ad Acquasparta, tra il 1618 e il 1621                 105 .
                    In  un  primo  momento,  Ciampoli  e  Cesarini  parteciparono

                alla  campagna  di  Galileo  contro  la  filosofia  comunemente
                accettata nella misura in cui essi stessi si vedevano coinvolti in

                una battaglia simile contro ogni autorità in poesia. Nonostante
                Galileo  amasse  il  loro  spirito  combattivo,  non  avrebbe  potuto

                condividere  i  loro  bersagli  polemici,  che  comprendevano  la
                poesia classica italiana che lui tanto amava. Essi desideravano

                comporre  odi  pindariche,  allo  stesso  tempo  devote  e  liriche,

                moralizzanti e inventive. E in questo individuarono in Barberini
                il loro cicerone: «congiunse il gran Maffeo | le davidiche corde

                all’arpa  argiva»       106 .  Nel  marzo  del  1619  Cesarini  inviò  a
                Barberini una ricetta per un estratto di cedro che, se mischiato

                con  un  po’  di  limoncello,  risultava  molto  utile  ai  poeti:  «è
                potentissimo  diuretico»,  gli  scrisse.  Forse  fu  responsabile  per

                l’effusione  con  cui  Cesarini  accolse  uno  degli  stimolanti
                prodotti  poetici  di  Barberini  –  degno,  scrisse,  dei  felici  tempi

                che precedettero Cesare. «[S]e bene sto in letto ammalato, non
                amo, né mi sogno altro ruscello per oggetto de la mia sete che

                l’indeficiente fonte del suo ingegno»               107 . A sua volta, la poetica
                eroico-moralistica di Ciampoli e di Cesarini ispirò Barberini                        108 .
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