Page 346 - Galileo. Scienziato e umanista.
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nel 1616, e riportata oltre dieci anni piú tardi da Oreggi, si volse
                piú meno cosí:




                         Barberini: Anche se la teoria copernicana dà perfettamente conto di tutti
                      i  fenomeni  rilevanti,  negheresti  forse  che  Dio  possa  aver  costruito

                      l’universo  in  base  a  principî  del  tutto  differenti  da  quelli  adottati  da
                      Copernico? Non voglio dire se potrebbe essere possibile un altro universo,

                      ma se, rimanendo identiche tutte le apparenze, il nostro universo potrebbe
                      essere prodotto in molti modi diversi. Riformulato in termini aristotelici, gli

                      «accidenti» dei corpi – i loro colori, le loro forme, i loro moti – possono

                      rimanere le medesime se le loro essenze cambiano    89 ?
                         Galileo: Non è affare mio indagare tutti i modi in cui Dio può aver fatto
                      qualcosa, ma soltanto il modo in cui Lui, nella Sua saggezza, ha deciso di

                      farlo.

                         Barberini: Come fai a sapere che, nella Sua saggezza, ora e nuovamente
                      in  futuro,  non  transubstanzia  la  Terra  da  corpo  immobile  a  pianeta,  e  il

                      mondo da ticonico a copernicano, o viceversa, senza che noi lo sappiamo?
                      O che non distrugga tutto lasciando però, al contempo, le sue apparenze? O

                      che  non  espanda  e  contragga  l’universo  e  tutto  ciò  che  contiene  nella
                      medesima proporzione, senza cambiare alcunché, almeno cosí come viene

                      percepito dai nostri sensi  90 ?



                    «Dopo  aver  ascoltato  tutto  questo  [cosí  Oreggi  concluse  il
                racconto di questo aneddoto] quell’uomo coltissimo tacque. Per

                la  qual  cosa  si  guadagnò  lodi  per  la  sua  intelligenza  e  il  suo
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                comportamento» .  Silenzio  non  significa  però  acquiescenza:
                come insegna Bacone, «Il migliore carattere o temperamento è
                avere fama e stima di franchezza; abito di segretezza, ma uso

                opportuno della dissimulazione e, in mancanza di altro rimedio,
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                facoltà  di  finzione» .  Galileo  non  poteva  ammettere  che  il
                Graal  che  stava  cercando  si  trovava  al  di  là  delle  capacità
                dell’uomo.

                    Dagli eventi che seguirono sembra che Barberini non fosse a
                conoscenza dello speciale ammonimento che Bellarmino aveva
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