Page 342 - Galileo. Scienziato e umanista.
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santi  impiegano  il  loro  tempo  a  lottare  con  il  diavolo,  e  su
                questa base anche Galileo avrebbe potuto rivendicare la propria

                santità: «i miei nimici […] non hanno perdonato a machine, a
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                calunnie et ad ogni diabolica suggestione» .
                    Cinque  giorni  piú  tardi  Galileo  scrisse  nuovamente  a  casa.
                Aveva avuto una lunga udienza con il papa. «[T]imido con gli

                uguali,  ingrato  con  i  benefattori,  superbo  con  li  inferiori,  et

                adorator del denaro», Paolo V aveva orchestrato l’indagine su
                ciò in cui Galileo credeva, aveva ordinato che solo lui, fra gli

                altri matematici e filosofi, ricevesse istruzioni direttamente da
                Bellarmino,  e  aveva  perseguitato  i  suoi  amici  Cremonini  e

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                Sarpi .  Galileo  si  rivolse  al  proprio  persecutore  per  avere
                protezione:  Paolo  gli  rispose  che  né  lui  né  il  Sant’Uffizio

                avrebbero mai dato ascolto ai suoi calunniatori e che lui avrebbe
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                potuto sentirsi sicuro, per tutta la vita . Le calunnie inascoltate
                continuarono  e  le  voci  in  base  alle  quali  Galileo  fosse  stato
                sottoposto a un procedimento disciplinare e che avesse ritrattato

                iniziarono  a  diffondersi.  Castelli  e  Sagredo  gli  scrissero
                allarmati; in risposta, Galileo si mosse con prudenza: chiese a

                Bellarmino  di  certificare  la  sua  rispettabilità.  Con  generosità,
                Bellarmino scrisse che Galileo non aveva abiurato né era stato

                condannato, ma che gli era stato detto che la teoria copernicana

                è «contraria alle Sacre Scrit[tu]re, et però non si possa difendere
                né  tenere».  Forse  questo  certificato,  diventato  famoso,  era  un

                favore tanto nei confronti di Cosimo (Bellarmino era toscano)
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                quanto in quelli di Galileo .
                    La  decisione  del  1616,  per  quanto  non  illuminata,  non  fu
                neppure  eccessiva.  La  sfortuna,  per  la  Chiesa,  fu  che  il  papa,

                Bellarmino e senza dubbio anche altri membri del Sant’Uffizio
                ritenevano di dover fare qualcosa. Ai loro occhi post-tridentini,

                il  tentativo  di  Galileo  di  fondare  una  scuola  indipendente  di
                cosmologia e di esegesi biblica appariva come la nascita di una

                nuova  testa  dell’idra  protestante;  e  (per  rimanere  nel  regno
                animale),  una  volta  che  la  lega  del  piccione  aveva  beccato  il
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