Page 343 - Galileo. Scienziato e umanista.
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pericolo,  la  polizia  del  pensiero  doveva  esaminarlo  con
                attenzione. Una coincidenza decise la tempistica della resa dei

                conti: la simultanea attività, a Roma, di Caccini, che si scaricava
                la  coscienza  di  fronte  all’Inquisizione,  e  di  Foscarini,  che

                                                                            82
                cercava di impedire che venisse ascoltato . I consultori cui il
                Sant’Uffizio  sottopose  il  problema  della  sostenibilità  della

                teoria  copernicana  avevano  poco  margine  per  le  loro

                considerazioni. Potremmo riconoscere come inevitabile la loro
                qualificazione  di  un  Sole  stazionario  e  di  una  Terra  in

                movimento  come  tesi  assurde  in  filosofia.  Era  esattamente
                quello  che  pensava  Galileo  –  ma  mentre  i  consultori

                attribuivano  l’assurdità  alla  teoria  copernicana,  Galileo  la
                riferiva  alla  filosofia  aristotelica.  Se  soltanto  gli  esperti

                consultori e i loro referenti all’Inquisizione avessero compreso
                la direzione dell’argomentazione, avrebbero potuto arrivare allo

                scoppiamento della teologia dalla filosofia, tanto calorosamente
                desiderata dai Borro e dai Cremonini quanto dai Galileisti.

                    L’uso  promiscuo  dell’accusa  di  eresia  da  parte  della
                gerarchia  romana,  su  cui  Sarpi  amava  soffermarsi,  confuse  lo

                statuto  del  copernicanesimo  cosí  come  venne  giudicato  nel
                1616:  i  consultori  del  Sant’Uffizio  andarono  troppo  oltre  nel

                giudicare come «formalmente eretica» la proposizione secondo

                cui il Sole non si muove, a meno che con tale qualificazione essi
                intendessero  semplicemente  che  essa  era  «contraria  al

                significato  letterale  delle  Scritture».  Essi  non  avevano  alcuna
                autorità  per  dichiarare  eretica  alcuna  proposizione  –  né  la

                avevano  i  cardinali  del  Sant’Uffizio,  che  avrebbero  dovuto
                eliminare  il  riferimento  all’eresia  nella  loro  versione  del

                rapporto dei consultori prima di adottarlo. Ma non furono piú
                accondiscendenti di quanto non fossero stati accorti. Tre di loro

                – Bellarmino, Sfrondati e Ferdinando Taverna – avevano preso
                parte  ai  procedimenti  che  avevano  portato  alla  condanna  di

                Bruno: alle loro intenzioni, o alla loro supervisione, si aggiunse
                la  presenza  del  papa,  che  aveva  preso  parte  alle  riunioni
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