Page 302 - Galileo. Scienziato e umanista.
P. 302

mandato. La vita tra le Povere clarisse era dura. Virginia, che
                aveva  la  vocazione,  passò  a  miglior  vita  all’età  di  33  anni;

                Livia,  che  sopportava  malvolentieri  la  disciplina  monastica,
                dovette resistere piú a lungo: sopravvisse al padre, che le lasciò

                una piccolissima eredità che le consentí qualche comodità nei
                suoi ultimi anni      206 .

                    Galileo non era un misogino. Pensava che le donne potessero

                essere intelligenti quanto le altre persone: «Le donne son venute
                in  eccellenza  |  Di  ciascun’arte  ove  hanno  posto  cura».  Cosí

                scriveva Ariosto, lodando l’abilità delle donne con le armi e con
                la  penna,  per  prepararsi  alla  descrizione  delle  avventure  di

                Astolfo  con  alcune  Amazzoni.  Galileo  non  provò  a  istruire  le
                proprie figlie né in geometria (che può essere considerata una

                guerra,  dato  che  molti  vi  si  arrendono)  né  in  poesia,  sebbene
                quando  stava  pensando  a  un  convento  avesse  davanti  a  sé

                l’esempio di Margherita Sarrocchi, che eccelleva in entrambe le
                cose   207 . Fu un  peccato, perché  almeno una  delle due  ragazze,

                Virginia, aveva un talento per la scrittura, che oggi è palese a
                tutti  208 . Il monastero era la scelta piú facile: Galileo la mise a

                disposizione non solo delle figlie, ma anche della sua pronipote
                Virginia Landucci, che lo ringraziò smodatamente per questo –

                ma alla fine non scelse le Povere clarisse               209 .

                    La storia di questa nipote illustra molto bene la miscela di
                generosità  e  durezza  presente  nel  carattere  di  Galileo.  Aveva

                mantenuto  una  povera  ragazza  in  convento,  Anna  di  Cosimo
                Diociaiuti;  quando  suo  nipote  Vincenzo  Landucci  si  offrí  di

                sposare  Anna,  Galileo  fu  d’accordo  di  continuare  a  versare  6
                scudi  al  mese  per  contribuire  al  sostentamento  della  coppia.

                Quando Anna morí, nel 1633, non volle piú continuare a farlo,
                ma  Maria  Celeste,  che  gestiva  i  pagamenti,  concesse  che

                continuassero,  come  una  forma  di  beneficenza  alla  famiglia
                Landucci.  Alla  morte  di  Maria  Celeste,  nel  1634,  Galileo

                interruppe i pagamenti; a quel punto Vincenzo, litigioso quanto
                il padre, gli fece causa per poi vincerla, appellandosi al fatto che
   297   298   299   300   301   302   303   304   305   306   307