Page 283 - Galileo. Scienziato e umanista.
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meraviglia  che  si  poteva  ricavare  in  base  alla  sua  analisi:
                Archimede aveva fatto un errore o, nel migliore dei casi, aveva

                creduto di portata generale un principio di applicabilità limitata.
                Soltanto  quando  le  dimensioni  del  corpo  galleggiante  sono

                trascurabili  rispetto  all’ampiezza  del  bacino  è  vero  che  il
                volume  di  un  corpo  immerso  nell’acqua  è  pari  al  peso  del

                liquido  spostato.  Nella  figura  5.6,  infatti,  il  volume  spostato,

                IIQTI,  che  deve  essere  uguale  al  volume  TURS  del  prisma
                immerso sotto il livello originale dell’acqua I, è evidentemente

                minore  del  volume  totale  immerso,  QVRS.  Al  crescere
                dell’ampiezza del recipiente, però, OS → ∞, QT → 0, I → II e

                il volume spostato è pari al volume immerso. Il peso dell’acqua
                che  occupa  il  volume  sommerso  del  solido  è  tuttavia  sempre

                uguale al peso dell’intero solido: QS = δPS, aQS = aδPS, come
                volevasi  dimostrare        163 .  Sembra  che  Galileo  abbia  perseverato

                nell’errore di Archimede finché non iniziò a fare i calcoli, e la
                scoperta  dell’errore  lo  condusse  a  inventare  l’analogia  con  il

                moto  virtuale  della  leva,  con  cui  si  sentiva  sempre  a  proprio
                agio  164 .

                    Dopo questi antipasti, Galileo affrontò il problema di come
                mai le schegge d’ebano possono galleggiare. Prima risposta, un

                cavillo:  tali  schegge  non  sono  immerse  nell’acqua,  ma

                giacciono  sopra  di  essa;  se  fossero  completamente  bagnate,
                andrebbero a fondo e rimarrebbero lí. Seconda, un paralogismo:

                un cono di legno o di cera si immerge parzialmente sia che sia
                poggiato sull’acqua con la base o con il vertice; dunque l’acqua

                non  offre  alcuna  resistenza  all’essere  separata,  da  un  corpo
                qualsiasi di forma qualsiasi. Terza, una contraddizione: l’acqua

                si  comporta  come  se  avesse  una  pelle  dura,  difficilmente
                penetrabile  da  corpi  piatti  di  densità  non  molto  superiore  a

                quella  dell’acqua  stessa.  È  questa  pelle  a  spiegare  il
                comportamento  delle  schegge  di  ebano:  viste  da  vicino,  esse

                giacciono  in  una  piccola  culla,  circondata  da  crinali,  o  argini
                d’acqua  che  si  alzano  sopra  di  esse  fino  al  livello  medio
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