Page 277 - Galileo. Scienziato e umanista.
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3. Altri conigli dal cilindro.


                    3.1. Corpi affondanti.



                    Filippo Salviati era il genere di persona che Galileo era felice

                di conoscere. Era nobile che piú non si può, aveva conoscenze
                tra le famiglie che contavano, era generoso, di mentalità aperta,

                intelligente  e  ricco,  anzi,  ricchissimo.  Era  stato  cresciuto  per
                combattere  e  per  fare  vita  di  corte,  apprezzava  partecipare  ai

                tornei  e  danzare,  due  attività  simili  fra  loro;  e,  come  Galileo,
                aveva l’ossessione di servire un principe. Le virtú cavalleresche

                dei paladini di Ariosto sarebbero fiorite piú tardi in Salviati, se

                la cattiva salute non si fosse opposta alla sua carriera militare.
                Nel 1606, all’età di 24 anni, decise di riorganizzarsi in vista di
                una vita piú tranquilla: imparò il latino e il greco, passò quindi

                ad  Aristotele  e  agli  altri  filosofi,  e  arrivò  alla  matematica

                quando  Galileo  fece  ritorno  a  Firenze.  Divennero  maestro  e
                allievo, cliente e patrono, amici. Tra il 1611 e il 1613 Galileo

                passò molti mesi nella villa Le Selve della famiglia Salviati, alle
                porte di Firenze, riprendendosi dalle proprie malattie, scrivendo

                e confrontandosi con i dotti ospiti che Salviati proteggeva                        156 . I
                piaceri  di  villa  Le  Selve  comprendevano  molte  varietà  di

                comfort:  Salviati  aveva  assunto  due  dozzine  di  servitori  e
                quattro  soldati,  per  un’impresa  a  conduzione  famigliare  che

                consisteva  in  sé  stesso  e  la  moglie.  Quanto  a  benessere,
                conoscenze  e,  soprattutto,  compatibilità  intellettuale,  Salviati

                era un altro Cesi       157 . Galileo fece iscrivere il suo nome tra quelli
                delle linci.

                    Un giorno d’estate del 1611, quando Galileo era a Le Selve a
                godersi l’aria fresca e la conversazione con due filosofi pisani, il

                gruppetto  passò  ad  affrontare  la  natura  della  condensazione  e

                della  rarefazione.  Uno  dei  due  filosofi  adduceva  il  ghiaccio
                come esempio di un corpo piú pesante dell’acqua. La lince colse

                l’occasione  al  balzo:  assurdo,  disse,  il  ghiaccio  galleggia
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