Page 272 - Galileo. Scienziato e umanista.
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stanza, su materassi squarciati: «Ohimè, ohimè, che se ’l divinar
                mio | Lui si fosse un dí Papa immaginato | sarei ito a dormir sur

                una  sponda  |  o  ’n  su  l’estremo  tegol  d’una  gronda»:  cosí
                Buonarroti,  un  prodigio  della  poesia,  che  era  stato  eletto

                all’Accademia  fiorentina  alla  tenera  età  di  diciassette  anni                  140 .
                Anche  Barberini  era  un  poeta:  la  maggior  parte  di  ciò  che

                scrisse nel periodo che trascorse a Pisa, che coincise con l’arco

                di  tempo  in  cui  Galileo  vi  insegnò,  seguiva  uno  stile
                petrarchesco moderatamente erotico. Eccone un esempio:




                      Ecco che le tue labbra di corallo mi riportano
                      Gote soffuse di carminio, un petto bianco come il latte
                      Ora mostri i tuoi occhi, splendenti come stelle gemelle,

                      Le tue bionde trecce e le tue fulgide mani bianche

                      Una mente tutta tua ha vagato a lungo dentro di me
                      Perché dunque, Porzia, hai cosí tante trappole  141 ?



                    Ma alla Porzia scelta per Maffeo non piacque l’abbinamento:

                respinto, entrò nella Curia grazie ai buoni uffici di un ricco zio
                che  riuscí  a  comprargli  un  buon  posto  nella  burocrazia.  Fece
                carriera  velocemente,  prima  inviato  speciale  e  poi  nunzio  in

                Francia; i suoi quattro anni all’interno della corte di Enrico IV, e

                attorno a essa, gli ispirarono una francofilia che avrebbe avuto
                conseguenze  significative  sulla  politica  estera  del  suo  papato.

                Paolo V lo fece cardinale durante gli anni del grande Interdetto
                veneziano, e in seguito, l’anno in cui incontrò Galileo, legato a

                Bologna.  Nel  frattempo,  grazie  all’eredità  dello  zio,  Barberini
                aveva messo in piedi una magnifica impresa a Roma, iniziando

                la pratica del nepotismo per la quale egli divenne piú tardi una
                sorta di emblema. Maffeo Barberini era scaltro, di bell’aspetto,

                veloce,  attento  agli  affari  e  alle  arti,  ma  cauto,  diffidente,
                cocciuto, facile all’ira e indifferente alle opinioni degli altri (tav.

                15). In breve: un fiorentino come Galileo                142 .
                    Galileo  stabilí  anche  altri  importanti  contatti  durante  le
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