Page 256 - Galileo. Scienziato e umanista.
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                l’altro . Galileo non metterebbe a repentaglio la propria buona
                reputazione  (e  quella  del  suo  principe!)  con  affermazioni  che

                                                                                               86
                chiunque,  con  un  buon  telescopio,  potrebbe  smentire .  Nel
                settembre del 1610, dopo aver messo le mani sul telescopio che

                Galileo aveva inviato in dono al principe elettore e arcivescovo
                di  Colonia,  Ernesto  di  Baviera,  Keplero  confermò  con  quello

                strumento ciò che aveva già avallato sulla base della solidarietà

                fra  copernicani.  Sia  lui  sia  Thomas  Segeth,  che  fece
                letteralmente da testimone oculare, riuscirono a osservare tutto

                quanto  veniva  annunciato  nel  Sidereus  Nuncius,  tranne  una
                delle  quattro  lune  di  Giove.  Lo  ritennero  sufficiente  per

                                                                            87
                corroborare tutte le affermazioni di Galileo . Nello stesso mese
                Galileo prese servizio come Matematico e Filosofo del granduca

                di Toscana.
                    L’abbandono,  da  parte  di  Galileo,  della  Repubblica

                                                                        88
                veneziana  suscitò  perplessità  e  rabbia .  Perché  aveva  tanta
                ansia  di  mettersi  al  servizio  di  un  principe  mediocre,  in  una

                corte brulicante di preti? Le ragioni date a Vinta – il desiderio di
                liberarsi dall’insegnamento e dalle richieste dei suoi vari patroni

                – erano forse quelle piú sostanziali. Ma intravedeva anche altri
                vantaggi:  sapeva  che  per  conquistare  l’Italia  avrebbe  dovuto

                convincere i gesuiti ad abbandonare la cosmologia aristotelica, e

                Galileo  non  avrebbe  potuto  accollarsi  un’impresa  di  queste
                dimensioni a Venezia, dove i cittadini avevano ancora il divieto

                formale  di  corrispondere  con  la  Società  di  Gesú,  e  dove  i
                migliori amici di Galileo, Sarpi e Cremonini, erano considerati

                le  bestie  nere  della  Repubblica.  A  Firenze  l’interazione  con  i
                gesuiti era fin troppo facile: contrariamente a quanto potrebbe

                sembrare  guardando a  posteriori  lo  sviluppo  degli  eventi,  nel
                1610 Galileo vedeva probabilmente con favore la possibilità di

                avere un rapporto piú facile con i matematici e i filosofi della
                Compagnia  di  Gesú.  Una  delle  prime  lettere  che  scrisse  dopo

                essersi  trasferito  a  Firenze  avviò  nuovamente  la  sua
                corrispondenza con Clavio, interrotta anni prima, come scrisse
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